1912. L'incidente mortale al Pompiere Agostino Regis
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Era il 10 giugno del 1912; le 5.30 del mattino. Un vasto incendio stava interessando i grandi edifici delle gloriose “Officine Savigliano”, di proprietà della “Società Nazionale Officine di Savigliano” allora in via Cigna, nei pressi della stazione Dora. Il reparto interessato fu quello di bobinaggio di cui bruciava la copertura costituita in parte di tegole poggianti su travi di legno, e in parte di lucernari di vetro.
Il Pompiere Agostino Regis, mentre si trovava sul tetto dello stabilimento, intento alle operazioni di spegnimento del vasto incendio che stava divorando l'enorme complesso industriale, accecato dal denso fumo che giungeva dal basso, percorse uno dei lucernari in questione credendo di avere sotto i suoi piedi una lastra di metallo e non vetro. Questo cedette al suo peso, facendolo precipitare per circa 15 metri. Venne trasportato all'Ospedale San Giovanni Battista di Torino, dove purtroppo giunse cadavere. La sua morte destò nella popolazione torinese un grande dolore, tanto che in 100.000 parteciparono ai suoi funerali. I particolari del grave incidente ce li descrive il vice comandante ingegner Ceresa, con una relazione ricostruttiva presentata, l’indomani, al Sindaco di Torino. “Verso le ore 5,30 di stamane, per causa non accertata, sviluppavasi violentemente il fuoco in una vasta tettoia delle Officine Nazionali di Savigliano, reparto bobinaggio. Avvertiti telefonicamente, accorsero con tutta sollecitudine diversi distaccamenti di pompieri con pompa a vapore, autopompa, scale aeree ed altro materiale. Le opere di estinzione e di isolamento vennero iniziate e compiute con molta energia e buon volere da parte di tutti i pompieri, sotto la direzione del Vice Comandante sottoscritto e dell’Ufficiale Ing. Angelucci. Dopo un’ora di assiduo lavoro il fuoco era circoscritto ed isolato da vastissime tettoie contenenti grandi depositi di materiale infiammabile (vernici, grassi, olii, guttaperca e simili) e prima delle otto era completamente domato. Mentre ferveva il lavoro, cioè verso le ore 6 i pompieri Belletti 1° Agostino, Franchino Benedetto e Regis 2° Agostino che si trovavano in quest’ordine sul colmo del coverto della tettoia, occupati nel lavoro di scoperchiamento per la necessaria opera d’isolamento dell’incendio avendo tolto parte delle tegole piane, aprirono un vano che funzionò da camino dal quale si sprigionò una colonna di densissimo fumo di catrame che li avvolse impedendo la continuazione del lavoro. I tre pompieri fecero per retrocedere e portarsi su un tetto piano adiacente passando sulla rete metallica che ricopre e maschera l’invetriata che forma il lucernario di uno degli spioventi. Il pompiere Regis 2° Agostino che quindi provvedeva primo e di fianco, quando già stava per superare la rete, trovandosi avvolto dal densissimo fumo non poté scorgere che le lastre di vetro non erano lateralmente protette dal reticolato medesimo. Egli mise piede sulla lastra di vetro che d’un tratto sprofondò ed il Regis precipitò nell’interno dell’officina dall’altezza di circa 15 metri sbattendo del capo contro lo spigolo di un peso a bilico, producendosi una ferita triangolare alla tempia sinistra e rimanendo privo di sensi al suolo. Venne prontamente soccorso da una guardia municipale e da un pompiere e adagiato sopra un’automobile colla quale venne immediatamente trasportato all’ospedale San Giovanni dove però giunse cadavere. Colà venne depositata la sua salma. La famiglia della vittima del dovere è composta della di lui madre d’anni 50, vedova da sei anni, delle due nonne paterna e materna d‘anni 70 ciascuna, casalinghe, e della sorella Caterina d‘anni 20, sarta, che guadagna appena lire 1 al giorno. Occupa un alloggio al 4° piano in via Massena 14 composto di quattro ambienti pei quali paga 45 lire mensili d’affitto. Risulta che sono tutti nulla tenenti e che il Regis era il maggior sostegno della famiglia”. |