26 maggio 1993.
L'attentato di via dei Georgofili a Firenze.
Memoria di Maurizio Maleci
Il mio ricordo dell'attentato di via dei Georgofili del 1993.
La sera del 26 maggio 1993 mi trovavo a casa e mi stavo accingendo ad andare a letto, la notte precedente avevo fatto il turno di notte in sala operativa presso la sede centrale di Firenze.
Ad un certo punto squilla il telefono, quello fisso che ancora si utilizzava abitualmente anche se già erano diffusi i cellulari. Era la sede centrale, il collega Franco mi chiedeva se potevo andare a fare delle riprese e delle foto perché c'era stata un'esplosione di gas. Dopo il consueto OK, avevo dato la mia disponibilità ad intervenire per la documentazione anche libero dal servizio, guardo l'orologio, sono passate le una, saluto la moglie, che non manca dirmi "stai attento", mi rivesto e in poco più di 5 minuti raggiungo la centrale.
Il portone della caserma è stranamente spalancato e un rapido sguardo all'interno mi fa capire che quasi tutti i veicoli di soccorso sono usciti: caspita, mi dico, deve essere stata una bella esplosione! Sono le una e venti, salgo nelle camerate e le luci sono stranamente tutte accese, segnale che c'è stato un bel movimento di personale, rapidamente mi cambio, attraverso il piazzale deserto e silenzioso e salgo in sala operativa. Qui il clima è completamente diverso, i telefoni suonano tutti in continuazione, le comunicazioni radio si susseguono senza sosta. Alla mia domanda cosa è successo e dove, il Capo Turno, anche se molto trafelato, mi dice che c'è stata un'esplosione, ma ancora non si è capito bene dove, sicuramente nel centro storico, ma non è chiaro da quale parte dell'Arno, centinaia le telefonate, confuse, ma tutte parlano di una grossa esplosione; la parte centrale della città è al buio e mi viene consigliato di andare verso Piazza della Signoria. Il tratto di strada da percorrere è abbastanza breve e in pochi minuti posteggio nei pressi della Loggia dei Lanzi, in maniera defilata per non essere d'ingombro ad eventuali altri mezzi di soccorso. Le persone presenti in piazza sono in numero maggiore rispetto a quelle che normalmente affollano il centro storico. La zona è tutta al buio, stranamente si sente parlare italiano, le persone sono tutte di Firenze e si aggirano cercando di capire cosa può essere successo, le facce, forse anche per il sonno, sono attonite, stranite. A terra molti vetri di finestre rotte che calpesto mentre mi avvio verso dove tutti guardano, il Piazzale degli Uffizi, ma ancora non vedo niente, oltrepasso un cordone di sicurezza già fatto dalle forze dell'ordine a cui chiedo "dove?". Mi dicono "dopo le poste reali, a destra": il consiglio del Capo Turno era stato giusto.
Il brusio dei curiosi si è affievolito e posso sentire il rumore dei motori dei mezzi di soccorso mentre oltrepasso alcune ambulanze ferme in attesa e l'orizzonte si rischiara per la luce delle nostre colonne fari. Ecco l'autoscala sviluppata, meno male che la 24 metri è piccola, ma come cavolo ha fatto l'autista ad infilarla in quel budello?
La oltrepasso e sulla sinistra un enorme cumulo di macerie, di fronte, sulla destra di via dei Georgofili, una casa sventrata con le finestre senza più infissi, da cui esce fumo e, più dietro si vedono ancora le fiamme. A questo punto, sono da poco passate le una e quaranta, sul posto stanno operando tre squadre, due della sede centrale ed una del distaccamento di città, via radio sento che ne stanno arrivando altre dai comandi vicini. I Vigili del Fuoco stanno operando come formiche operose, non si sentono voci, ognuno lavora in silenzio come guidato da un'entità superiore, cerco con lo sguardo il primo capo squadra arrivato, è lui che coordina, incrocio il suo sguardo, un cenno d'intesa, non servono parole. Sono in via dei Georgofili, in direzione dell'Arno, più avanti l'Arco delle Carrozze, sulla sinistra una torre crollata, sembra far parte degli Uffizi e lì i pompieri stanno scavando. Sulla destra invece stanno ancora operando con le manichette per spegnere vari incendi all'interno di quelli che sembrano degli appartamenti. Sembrano vuoti, ma sarà vero? Gli esercizi di ristorazione della zona normalmente chiudono alle una, le serrande sono abbassate anche se gravemente danneggiate dall'onda d'urto e questo fa ben sperare che non ci fosse più nessuno. Nell'aria c'è un silenzio surreale, tutto strano, molto strano e poi gli effetti di questa esplosione, veramente violenti, dal basso si vede il cielo da dentro gli appartamenti, i tetti con ci sono più! Ma che cavolo di esplosione, una fuga di gas? Forse, ma così forte? Possibile che nessuno abbia avvertito l'odore? Frattanto gli addetti dell'azienda del gas cercano di intercettare le linee, ma non è semplice come sempre nei vecchi centri storici. Anche gli operai dell'ENEL stanno operando per mettere in atto dei sezionamenti per permetterci di lavorare in sicurezza quando sarà ripristinata l'erogazione dell'energia elettrica. Ovviamente non facciamo molto caso alla presenza di Polizia, Carabinieri e Vigili Urbani, ancora si chiamavano così, però quelli della Scientifica che ci stanno a fare? Qualche pensiero strano si affaccia nella testa dei pompieri: e se fosse stato qualcosa di diverso? Ma vengono subito ricacciati indietro, no non può essere, il centro di Firenze, la culla della cultura rinascimentale, un qualcosa di diverso da una fuga gas, no, non è possibile, da pompieri e da pompieri fiorentini questo non è accettabile. All'improvviso una notizia da parte dei vigili urbani riscuote tutti: all'ultimo piano della torre c'era un appartamento, ci abitava proprio un vigile urbano con la famiglia. Questa è una sferzata che dà ancora più impulso ai Vigili del Fuoco che si avventano sulle macerie per ricercare eventuali superstiti. Mentre proseguo a documentare con riprese video e foto tutto quello che sta accadendo, uno sguardo in alto più avanti, sulla sinistra, mi permette di notare alcuni finestrini degli Uffizi scardinati, se ben ricordo siamo nelle zona da cui poi, per lo scalone, ci si avvia verso il corridoio Vasariano, il corridoio che passa sopra Ponte Vecchio e che permetteva ai Medici di raggiunger Palazzo Pitti in tutta sicurezza.
Non appena rigiro il mio sguardo indietro, verso le macerie, comincio a vedere che iniziano ad affiorare le cose che si trovavano dentro l'appartamento è tra queste un passeggino, purtroppo ci sono anche dei bambini coinvolti: la famiglia veniamo a sapere che era composta da padre, madre e due figlie!
Arriva sul posto un altro funzionario, il geometra Sante Zamma che purtroppo ci ha lasciati per andare a prestare servizio nella schiera dei pompieri celesti e, dopo una breve ricognizione, forse forte di esperienze passate afferma: "è stata una bomba, un'autobomba!"
All'eco generalizzato dei no, fa notare alcune strane macchie sui muri, di una in particolare, si tratta dell'olio motore. Gli oscuri presagi che si agitavano nelle teste dei vigili del fuoco ritornano fuori e si concretizzano, ma ancora siamo increduli: chi? Perché? Perché proprio qui? E chi può essere stato?
Le facce si allungano, ma le attività non rallentano, i pompieri si danno il cambio, e alternano brevi pause di riposo, principalmente per bere e togliersi la polvere dalla gola, a frenetiche azioni di rimozioni di macerie da una parte, mentre dall'altro lato le fiamme ormai sono domate e dalle abitazioni di destra si levano solo fumacchi bianchi.
Il tempo continua imperturbabile il suo lavoro, le lancette continuano ad andare avanti negli orologi dei pompieri, quanto tempo è passato dall'arrivo, nessuno se ne preoccupa occupato com'è nelle proprie mansioni.
Purtroppo dalle macerie si estraggono i corpi senza vita degli occupanti, poi all'improvviso un sussulto, si trova il corpicino della bambina più piccola, di Caterina, sembra viva, forse abbiamo salvato qualcuno! Con una delicatezza estrema, pur nella rapidità delle azioni, la piccola viene raccolta e Gianni, uno dei nostri sommozzatori, anche loro presenti e in azione da bravi pompieri, corre con il fagottino in mano verso l'ambulanza, si muove veloce, a suo agio tra le macerie come nell'acqua. Queste immagini però mancano nelle mie riprese, la piccola Caterina ha lo stesso nome di mia figlia che ha soli sei mesi di più, l'emozione è troppo forte ed io mi ritiro svenuto tra le braccia di un volontario della Misericordia, Leonardo, che qualche anno dopo entrerà nei vigili del fuoco. Mi riprendo in fretta, troppo in fretta per sentire la sirena del l'ambulanza che parte, ma subito dopo si ferma: non c'era più nulla da fare, anche la piccola Caterina è morta.
Ritorno alla dura realtà e mentre sto per ricominciare a riprendere i colleghi al lavoro, mi giunge una richiesta, bisogna andare a riprendere quello che è successo all'interno della galleria degli Uffizi. Sono passate le cinque, un'imprecazione, ma proprio ora lo chiedete? Non ho più sistemi di illuminazione, le torce si sono quasi tutte ormai scaricate, là dentro è buio, cosa volete che riprenda! Un collega esausto, sono quattro ore che i pompieri lavorano senza sosta, mi da la sua luce, la luce comincia ad essere un po' giallastra, ma meglio che niente, vediamo cosa si riesce a fare.
Assieme ai custodi degli Uffizi, che da subito si sono precipitati sul posto, entro all'interno. Diverse volte nel passato ho visitato la Galleria, come turista, ma oggi è diverso, manca il brusio dei visitatori, manca la luce e i custodi, normalmente molto austeri anche se defilati, hanno gli occhi lucidi e le lacrime hanno lasciato il segno sulle guance sporche di polvere. La prima parte del percorso è tranquilla, nessun danno, e allora perché hanno le lacrime? Non appena però arriviamo sul lato che da verso via dei Georgofili, mi trovo dietro a quelle finestre rotte che avevo visto dal basso, e qui la scena è diversa, materiali a terra, opere d'arte danneggiate, gravemente danneggiate! Con la luce fioca della torcia a batterie proietto sul muro un tenue cerchio di luce che permette alla mia telecamera di riprendere in tutta la tragicità gli effetti dell'esplosione. Un attimo di sosta per girare verso l'esterno lo sguardo e filmare ancora i colleghi al lavoro in quel teatro di morte e distruzione. Andiamo ancora avanti verso il corridoio Vasariano e all'interno di questo troviamo i vetri delle finestre a terra, l'onda d'urto, qui, è rientrata dalle finestre, da via dei Georgofili è passata sotto l'Arco delle Carrozze, è arrivata sull'Arno, è risalita ed è rientrata dentro. Per inciso, il tappo della coppa dell'olio dell'autobomba ha perforato un muro di 80 centimetri dall'altra parte del fiume.
Il mio compito all'interno del museo è terminato ed allora ritorno in via dei Georgofili, manca poco alle sei, ormai comincia ad albeggiare, poco dopo, con l'autoscala, verrà portato a terra il corpo della quinta vittima, uno studente di Sarzana che abitava in quegli appartamenti di fronte alla torre, alla Torre del Pulci: è stato ucciso dall'esplosione e dalla fiammata che l'ha accompagnata.
A questo punto il quadro è chiaro, non ci sono, più persone da cercare, quelle presenti le abbiamo ritrovate tutte, purtroppo tutte morte. Arriva il cambio per chi ha operato tutta la notte ed anch'io vengo sostituito da un altro collega della documentazione, un breve salto a casa per rassicurare la moglie, non serve raccontargli niente perché ormai le edizioni speciali di tutti i notiziari stanno già dando conto dell'accaduto e poi non è abituata a sentire i racconti del nostro lavoro che spesso, per la loro crudezza, non possiamo condividere.
Poi nuovamente sul posto a documentare, non sono stanco, io non ho scavato, non ho dovuto durare fatica, solo emozioni e gli occhi rossi per la polvere e le lacrime.
I Vigili del Fuoco stanno ancora lavorando, stanno operando per gli investigatori, per la polizia scientifica.
Nei giorni successivi scaveranno per portare alla luce il cratere profondo due metri fatto dall'autobomba, sposteranno le macerie in un capannone dove assieme agli investigatori ricercheranno elementi utili, esaminando pezzo per pezzo quanto recuperato. Altro personale effettua verifiche negli edifici circostanti il luogo dell'esplosione per controllare l'esistenza delle condizioni di sicurezza: ad esempio il tetto della chiesa di Santo Stefano al Ponte, vicina al Ponte Vecchio, a seguito dell'onda d'urto, ha visto il proprio tetto sollevarsi e ri-adagiarsi sulle strutture verticali. Ad alcune centinaia di metri di distanza, sopra un tetto, i Vigili del Fuoco recuperano il cofano motore dell'autobomba. Durante queste operazioni, il luogo dell'attentato diventa meta di pellegrinaggi di varie autorità, ma i Vigili del Fuoco non se ne curano, loro continuano a lavorare e, come sempre, nei notiziari si vedono solo le loro schiene!
Prevedendo che il lavoro non sarà breve, nel piazzale degli Uffizi, a meno di 100 metri dal luogo dell'attentato, viene realizzato un posto di comando avanzato in modo da non appesantire la sala operativa provinciale.
La Galleria degli Uffizi viene verificata con particolare attenzione, dai sottosuoli fino al tetto: tegola per tegola.
Alla documentazione dei Vigili del Fuoco, la Prefettura di Firenze, affida un compito particolare e di grande responsabilità, la documentazione di tutti i danni, edificio per edificio, appartamento per appartamento per avere un quadro completo e corretto, sulla base della quale saranno poi concessi i rimborsi.
Le varie azioni dei vigili del fuoco andranno avanti per circa un mese e proprio ad un mese, la notte tra il 26 e il 27 giugno viene suonata nuovamente la "Martinella". La Martinella è una campana che si trova alla sommità della Torre d'Arnolfo, la torre di Palazzo Vecchio, questa campana, nel passato veniva utilizzata per segnalare pericoli alla cittadinanza o per eventi importanti. L'ultima volta era stata suonata, da un vigile del fuoco, nel 1944, per segnalare la liberazione della città dall'occupazione nazista, e sono nuovamente i Vigili del Fuoco a suonarla ad un mese di distanza dall'attentato.
Per suggellare la vicinanza e la fraternità tra i Vigili del Fuoco e Firenze, la festa di Santa Barbara del 1993, viene celebrata in Piazza della Signoria con un saggio ginnico - sportivo da parte del personale ausiliario e dimostrazioni di tecniche interventistiche da parte del personale di tutti i comandi della Toscana.
Ad un anno di distanza, nella notte tra il 26 e il 27 maggio 1994, durante la cerimonia di commemorazione organizzata dal comune di Firenze cui partecipano autorità religiose, civili e militari, ma principalmente tutti i "fiorentini", viene proiettato un documentario realizzato dal centro documentazione dei vigili del fuoco che ripercorre le varie fasi, dalle prime operazioni deposito l'attentato all'esercitazione per la festività di Santa Barbara patrona dei Vigili del Fuoco.
La sera del 26 maggio 1993 mi trovavo a casa e mi stavo accingendo ad andare a letto, la notte precedente avevo fatto il turno di notte in sala operativa presso la sede centrale di Firenze.
Ad un certo punto squilla il telefono, quello fisso che ancora si utilizzava abitualmente anche se già erano diffusi i cellulari. Era la sede centrale, il collega Franco mi chiedeva se potevo andare a fare delle riprese e delle foto perché c'era stata un'esplosione di gas. Dopo il consueto OK, avevo dato la mia disponibilità ad intervenire per la documentazione anche libero dal servizio, guardo l'orologio, sono passate le una, saluto la moglie, che non manca dirmi "stai attento", mi rivesto e in poco più di 5 minuti raggiungo la centrale.
Il portone della caserma è stranamente spalancato e un rapido sguardo all'interno mi fa capire che quasi tutti i veicoli di soccorso sono usciti: caspita, mi dico, deve essere stata una bella esplosione! Sono le una e venti, salgo nelle camerate e le luci sono stranamente tutte accese, segnale che c'è stato un bel movimento di personale, rapidamente mi cambio, attraverso il piazzale deserto e silenzioso e salgo in sala operativa. Qui il clima è completamente diverso, i telefoni suonano tutti in continuazione, le comunicazioni radio si susseguono senza sosta. Alla mia domanda cosa è successo e dove, il Capo Turno, anche se molto trafelato, mi dice che c'è stata un'esplosione, ma ancora non si è capito bene dove, sicuramente nel centro storico, ma non è chiaro da quale parte dell'Arno, centinaia le telefonate, confuse, ma tutte parlano di una grossa esplosione; la parte centrale della città è al buio e mi viene consigliato di andare verso Piazza della Signoria. Il tratto di strada da percorrere è abbastanza breve e in pochi minuti posteggio nei pressi della Loggia dei Lanzi, in maniera defilata per non essere d'ingombro ad eventuali altri mezzi di soccorso. Le persone presenti in piazza sono in numero maggiore rispetto a quelle che normalmente affollano il centro storico. La zona è tutta al buio, stranamente si sente parlare italiano, le persone sono tutte di Firenze e si aggirano cercando di capire cosa può essere successo, le facce, forse anche per il sonno, sono attonite, stranite. A terra molti vetri di finestre rotte che calpesto mentre mi avvio verso dove tutti guardano, il Piazzale degli Uffizi, ma ancora non vedo niente, oltrepasso un cordone di sicurezza già fatto dalle forze dell'ordine a cui chiedo "dove?". Mi dicono "dopo le poste reali, a destra": il consiglio del Capo Turno era stato giusto.
Il brusio dei curiosi si è affievolito e posso sentire il rumore dei motori dei mezzi di soccorso mentre oltrepasso alcune ambulanze ferme in attesa e l'orizzonte si rischiara per la luce delle nostre colonne fari. Ecco l'autoscala sviluppata, meno male che la 24 metri è piccola, ma come cavolo ha fatto l'autista ad infilarla in quel budello?
La oltrepasso e sulla sinistra un enorme cumulo di macerie, di fronte, sulla destra di via dei Georgofili, una casa sventrata con le finestre senza più infissi, da cui esce fumo e, più dietro si vedono ancora le fiamme. A questo punto, sono da poco passate le una e quaranta, sul posto stanno operando tre squadre, due della sede centrale ed una del distaccamento di città, via radio sento che ne stanno arrivando altre dai comandi vicini. I Vigili del Fuoco stanno operando come formiche operose, non si sentono voci, ognuno lavora in silenzio come guidato da un'entità superiore, cerco con lo sguardo il primo capo squadra arrivato, è lui che coordina, incrocio il suo sguardo, un cenno d'intesa, non servono parole. Sono in via dei Georgofili, in direzione dell'Arno, più avanti l'Arco delle Carrozze, sulla sinistra una torre crollata, sembra far parte degli Uffizi e lì i pompieri stanno scavando. Sulla destra invece stanno ancora operando con le manichette per spegnere vari incendi all'interno di quelli che sembrano degli appartamenti. Sembrano vuoti, ma sarà vero? Gli esercizi di ristorazione della zona normalmente chiudono alle una, le serrande sono abbassate anche se gravemente danneggiate dall'onda d'urto e questo fa ben sperare che non ci fosse più nessuno. Nell'aria c'è un silenzio surreale, tutto strano, molto strano e poi gli effetti di questa esplosione, veramente violenti, dal basso si vede il cielo da dentro gli appartamenti, i tetti con ci sono più! Ma che cavolo di esplosione, una fuga di gas? Forse, ma così forte? Possibile che nessuno abbia avvertito l'odore? Frattanto gli addetti dell'azienda del gas cercano di intercettare le linee, ma non è semplice come sempre nei vecchi centri storici. Anche gli operai dell'ENEL stanno operando per mettere in atto dei sezionamenti per permetterci di lavorare in sicurezza quando sarà ripristinata l'erogazione dell'energia elettrica. Ovviamente non facciamo molto caso alla presenza di Polizia, Carabinieri e Vigili Urbani, ancora si chiamavano così, però quelli della Scientifica che ci stanno a fare? Qualche pensiero strano si affaccia nella testa dei pompieri: e se fosse stato qualcosa di diverso? Ma vengono subito ricacciati indietro, no non può essere, il centro di Firenze, la culla della cultura rinascimentale, un qualcosa di diverso da una fuga gas, no, non è possibile, da pompieri e da pompieri fiorentini questo non è accettabile. All'improvviso una notizia da parte dei vigili urbani riscuote tutti: all'ultimo piano della torre c'era un appartamento, ci abitava proprio un vigile urbano con la famiglia. Questa è una sferzata che dà ancora più impulso ai Vigili del Fuoco che si avventano sulle macerie per ricercare eventuali superstiti. Mentre proseguo a documentare con riprese video e foto tutto quello che sta accadendo, uno sguardo in alto più avanti, sulla sinistra, mi permette di notare alcuni finestrini degli Uffizi scardinati, se ben ricordo siamo nelle zona da cui poi, per lo scalone, ci si avvia verso il corridoio Vasariano, il corridoio che passa sopra Ponte Vecchio e che permetteva ai Medici di raggiunger Palazzo Pitti in tutta sicurezza.
Non appena rigiro il mio sguardo indietro, verso le macerie, comincio a vedere che iniziano ad affiorare le cose che si trovavano dentro l'appartamento è tra queste un passeggino, purtroppo ci sono anche dei bambini coinvolti: la famiglia veniamo a sapere che era composta da padre, madre e due figlie!
Arriva sul posto un altro funzionario, il geometra Sante Zamma che purtroppo ci ha lasciati per andare a prestare servizio nella schiera dei pompieri celesti e, dopo una breve ricognizione, forse forte di esperienze passate afferma: "è stata una bomba, un'autobomba!"
All'eco generalizzato dei no, fa notare alcune strane macchie sui muri, di una in particolare, si tratta dell'olio motore. Gli oscuri presagi che si agitavano nelle teste dei vigili del fuoco ritornano fuori e si concretizzano, ma ancora siamo increduli: chi? Perché? Perché proprio qui? E chi può essere stato?
Le facce si allungano, ma le attività non rallentano, i pompieri si danno il cambio, e alternano brevi pause di riposo, principalmente per bere e togliersi la polvere dalla gola, a frenetiche azioni di rimozioni di macerie da una parte, mentre dall'altro lato le fiamme ormai sono domate e dalle abitazioni di destra si levano solo fumacchi bianchi.
Il tempo continua imperturbabile il suo lavoro, le lancette continuano ad andare avanti negli orologi dei pompieri, quanto tempo è passato dall'arrivo, nessuno se ne preoccupa occupato com'è nelle proprie mansioni.
Purtroppo dalle macerie si estraggono i corpi senza vita degli occupanti, poi all'improvviso un sussulto, si trova il corpicino della bambina più piccola, di Caterina, sembra viva, forse abbiamo salvato qualcuno! Con una delicatezza estrema, pur nella rapidità delle azioni, la piccola viene raccolta e Gianni, uno dei nostri sommozzatori, anche loro presenti e in azione da bravi pompieri, corre con il fagottino in mano verso l'ambulanza, si muove veloce, a suo agio tra le macerie come nell'acqua. Queste immagini però mancano nelle mie riprese, la piccola Caterina ha lo stesso nome di mia figlia che ha soli sei mesi di più, l'emozione è troppo forte ed io mi ritiro svenuto tra le braccia di un volontario della Misericordia, Leonardo, che qualche anno dopo entrerà nei vigili del fuoco. Mi riprendo in fretta, troppo in fretta per sentire la sirena del l'ambulanza che parte, ma subito dopo si ferma: non c'era più nulla da fare, anche la piccola Caterina è morta.
Ritorno alla dura realtà e mentre sto per ricominciare a riprendere i colleghi al lavoro, mi giunge una richiesta, bisogna andare a riprendere quello che è successo all'interno della galleria degli Uffizi. Sono passate le cinque, un'imprecazione, ma proprio ora lo chiedete? Non ho più sistemi di illuminazione, le torce si sono quasi tutte ormai scaricate, là dentro è buio, cosa volete che riprenda! Un collega esausto, sono quattro ore che i pompieri lavorano senza sosta, mi da la sua luce, la luce comincia ad essere un po' giallastra, ma meglio che niente, vediamo cosa si riesce a fare.
Assieme ai custodi degli Uffizi, che da subito si sono precipitati sul posto, entro all'interno. Diverse volte nel passato ho visitato la Galleria, come turista, ma oggi è diverso, manca il brusio dei visitatori, manca la luce e i custodi, normalmente molto austeri anche se defilati, hanno gli occhi lucidi e le lacrime hanno lasciato il segno sulle guance sporche di polvere. La prima parte del percorso è tranquilla, nessun danno, e allora perché hanno le lacrime? Non appena però arriviamo sul lato che da verso via dei Georgofili, mi trovo dietro a quelle finestre rotte che avevo visto dal basso, e qui la scena è diversa, materiali a terra, opere d'arte danneggiate, gravemente danneggiate! Con la luce fioca della torcia a batterie proietto sul muro un tenue cerchio di luce che permette alla mia telecamera di riprendere in tutta la tragicità gli effetti dell'esplosione. Un attimo di sosta per girare verso l'esterno lo sguardo e filmare ancora i colleghi al lavoro in quel teatro di morte e distruzione. Andiamo ancora avanti verso il corridoio Vasariano e all'interno di questo troviamo i vetri delle finestre a terra, l'onda d'urto, qui, è rientrata dalle finestre, da via dei Georgofili è passata sotto l'Arco delle Carrozze, è arrivata sull'Arno, è risalita ed è rientrata dentro. Per inciso, il tappo della coppa dell'olio dell'autobomba ha perforato un muro di 80 centimetri dall'altra parte del fiume.
Il mio compito all'interno del museo è terminato ed allora ritorno in via dei Georgofili, manca poco alle sei, ormai comincia ad albeggiare, poco dopo, con l'autoscala, verrà portato a terra il corpo della quinta vittima, uno studente di Sarzana che abitava in quegli appartamenti di fronte alla torre, alla Torre del Pulci: è stato ucciso dall'esplosione e dalla fiammata che l'ha accompagnata.
A questo punto il quadro è chiaro, non ci sono, più persone da cercare, quelle presenti le abbiamo ritrovate tutte, purtroppo tutte morte. Arriva il cambio per chi ha operato tutta la notte ed anch'io vengo sostituito da un altro collega della documentazione, un breve salto a casa per rassicurare la moglie, non serve raccontargli niente perché ormai le edizioni speciali di tutti i notiziari stanno già dando conto dell'accaduto e poi non è abituata a sentire i racconti del nostro lavoro che spesso, per la loro crudezza, non possiamo condividere.
Poi nuovamente sul posto a documentare, non sono stanco, io non ho scavato, non ho dovuto durare fatica, solo emozioni e gli occhi rossi per la polvere e le lacrime.
I Vigili del Fuoco stanno ancora lavorando, stanno operando per gli investigatori, per la polizia scientifica.
Nei giorni successivi scaveranno per portare alla luce il cratere profondo due metri fatto dall'autobomba, sposteranno le macerie in un capannone dove assieme agli investigatori ricercheranno elementi utili, esaminando pezzo per pezzo quanto recuperato. Altro personale effettua verifiche negli edifici circostanti il luogo dell'esplosione per controllare l'esistenza delle condizioni di sicurezza: ad esempio il tetto della chiesa di Santo Stefano al Ponte, vicina al Ponte Vecchio, a seguito dell'onda d'urto, ha visto il proprio tetto sollevarsi e ri-adagiarsi sulle strutture verticali. Ad alcune centinaia di metri di distanza, sopra un tetto, i Vigili del Fuoco recuperano il cofano motore dell'autobomba. Durante queste operazioni, il luogo dell'attentato diventa meta di pellegrinaggi di varie autorità, ma i Vigili del Fuoco non se ne curano, loro continuano a lavorare e, come sempre, nei notiziari si vedono solo le loro schiene!
Prevedendo che il lavoro non sarà breve, nel piazzale degli Uffizi, a meno di 100 metri dal luogo dell'attentato, viene realizzato un posto di comando avanzato in modo da non appesantire la sala operativa provinciale.
La Galleria degli Uffizi viene verificata con particolare attenzione, dai sottosuoli fino al tetto: tegola per tegola.
Alla documentazione dei Vigili del Fuoco, la Prefettura di Firenze, affida un compito particolare e di grande responsabilità, la documentazione di tutti i danni, edificio per edificio, appartamento per appartamento per avere un quadro completo e corretto, sulla base della quale saranno poi concessi i rimborsi.
Le varie azioni dei vigili del fuoco andranno avanti per circa un mese e proprio ad un mese, la notte tra il 26 e il 27 giugno viene suonata nuovamente la "Martinella". La Martinella è una campana che si trova alla sommità della Torre d'Arnolfo, la torre di Palazzo Vecchio, questa campana, nel passato veniva utilizzata per segnalare pericoli alla cittadinanza o per eventi importanti. L'ultima volta era stata suonata, da un vigile del fuoco, nel 1944, per segnalare la liberazione della città dall'occupazione nazista, e sono nuovamente i Vigili del Fuoco a suonarla ad un mese di distanza dall'attentato.
Per suggellare la vicinanza e la fraternità tra i Vigili del Fuoco e Firenze, la festa di Santa Barbara del 1993, viene celebrata in Piazza della Signoria con un saggio ginnico - sportivo da parte del personale ausiliario e dimostrazioni di tecniche interventistiche da parte del personale di tutti i comandi della Toscana.
Ad un anno di distanza, nella notte tra il 26 e il 27 maggio 1994, durante la cerimonia di commemorazione organizzata dal comune di Firenze cui partecipano autorità religiose, civili e militari, ma principalmente tutti i "fiorentini", viene proiettato un documentario realizzato dal centro documentazione dei vigili del fuoco che ripercorre le varie fasi, dalle prime operazioni deposito l'attentato all'esercitazione per la festività di Santa Barbara patrona dei Vigili del Fuoco.