La Civica Compagnia dei Pompieri di Biella
di Michele Sforza
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Nel 1873, esattamente l’8 settembre, il Comune di Biella pubblicò un bando pubblico “Per la formazione della Compagnia Pompieri della Città di Biella”, con il quale si invitavano i cittadini aspiranti “a presentare alla Segreteria comunale entro il corrente mese la loro domanda” dove “I postulanti indicheranno a quale dei posti intendano concorrere”.
Dopo decenni di dibattito politico-amministrativo, nel corso dei quali la civica amministrazione non dimostrò mai grande attenzione per la sicurezza collettiva, lunghe discussioni anche giornalistiche e tanti incendi, finalmente anche per Biella giunse il tempo per avere una strutturata organizzazione. Prima di tale data esisteva già una forma di servizio antincendio, appaltato però a privati cittadini che avevano con il comune una convenzione. L’accordo risale al 1827 ma non diede mai i risultati di cui Biella in realtà aveva bisogno. Impreparazione professionale, mezzi inadeguati e attrezzature scadenti. Con questo certamente non si potevano combattere gli incendi che per l’incremento urbano e per il moltiplicarsi delle fabbriche laniere e manifatturiere, si facevano sempre più numerosi. Nell’autunno del 1826 in Comune affidò all’ing. Lana, già Comandante della Compagnia Pompieri di Torino, l’incarico di costruire due “Trombe idrauliche”, “capace di gettare dalla lancia una brenta circa d’acqua per minuto”. L’ing. Lana consigliò inoltre che per far funzionare le pompe occorrevano non meno di otto uomini per pompa. Il Consiglio comunale deliberò allora il reclutamento pubblico “per tutti li operaj che hanno il loro continuo, e permanente domicilio in questa Città, e che intendano di abilitarsi al maneggio delle trombe per essere quindi arruolati con diferita retribuzione nel numero delle Guardie à fuoco”. Da qui, quindi, la decisione di affidare ad esterni il servizio antincendio. Solo verso la fine del 1860 comincia ad affacciarsi l’ipotesi di creare effettivamente una Compagnia di Pompieri. Dopo anni di attesa finalmente il dibattito iniziò in Consiglio Comunale, un mattino del maggio 1867, dove venne messa in evidenza “l’insufficienza dell’attuale servizio per l’estinzione degli incendi e la convenienza perciò di istituire una ben istrutta Compagnia di Pompieri”. Il Sindaco condivideva le preoccupazioni del Consiglio ed aggiunse la necessità di “migliorare il materiale provvedendogli attrezzi mancanti”, sollecitato, per giunta, dal verificarsi di un grave incendio “il quale prese spaventose proporzioni e che si trattava di circoscrivere”. L’incendio rese manifesto “il difetto di acconci strumenti da taglio per la rottura dei tetti onde interrompere la comunicazione del fuoco. Si riconobbero pure insufficienti le trombe idrauliche esistenti per cui fu necessario ricorrere alla Tromba idraulica della ferrovia”. Pertanto il Sindaco propose “già d’ora l’acquisto di una nuova tromba idraulica e di strumenti da taglio pei pompieri”. Il Consiglio all’unanimità deliberò la nomina di una Commissione per la compilazione di un regolamento, e l’acquisto “degli strumenti da taglio ed altri attrezzi come secchie e simili necessari ad assicurare il servizio dei pompieri con fare contemporaneamente le occorrenti indagini sulla spesa per la compra di una nuova tromba, provvedendo intanto per le riparazioni delle esistenti”. Successivamente alla deliberazione comunale vi fu un carteggio tra il Comune di Biella e l’ing. Corsi Comandante delle Guardie a Fuoco di Torino, per avere informazioni sui costi di tubi in tessuto, secchie in tela, scuri ed altri attrezzi minuti, ma soprattutto sul costo di una nuova tromba idraulica (pompa a mano). Nel 1868 vennero acquisite informazioni sulle caratteristiche “di una Macchina detta Scala aerea-ponte”. A presentarla fu direttamente “l’inventore e fabbricatore Porta Paolo Meccanico”, geniale artigiano milanese che realizzò una scala aerea capace di elevarsi per diversi metri. “Detta scala ha i seguenti particolarissimi pregi: 1° Si può elevare ed usare senza il bisogno di alcun appoggio: 2° Essendo la medesima posta sopra un Carro a quattro ruote che ne è la base e parte integrante sul quale sono riposti i meccanismi per poterla mettere in azione con somma facilità si può trasportare da un luogo all’altro, e quindi frontalmente servirsene in quei diversi punti della casa incendiata dove vi fossero persone in pericolo, e vi fossero chiamati i Pompieri”. La scala sicuramente non venne acquistata a causa dell’alto costo “d’Italiane £ 2500”, infatti non ne è mai stata trovata traccia negli inventari degli anni successivi. Verso la fine del 1872 venne approvato il Regolamento Organico e Disciplinare per la Compagnia Pompieri della Città di Biella. Un grande obiettivo era stato centrato. Alcuni mesi dopo, l’8 settembre 1873 viene emanato il bando di concorso per aspiranti pompieri. Successivamente venne nominato come Direttore della Compagnia il Capomastro Matteo Fiorio e a Comandante il Sig. Stefano Levis falegname in Biella. Pochi mesi dopo, esattamente il 26 dicembre, con l’atto n. 16041-98 venne presentato al Ministro dell’Interno il bozzetto per una nuova divisa. Alla fine del 1800 oltre a diversi attrezzi grandi e piccoli, scale a crochet, funi, sacco di salvataggio (per l’evacuazione dai piani alti), la Compagnia poteva disporre di quattro pompe a mano di dimensioni diverse, e di un carro portatubi. Inizialmente la Compagnia era dislocata presso le sedi del “Piazzo” e presso uno stabile a tettoia nel quartiere di Sant’Antonio. Un terzo deposito venne predisposto in uno stabile di Via Arnulfo, dove trovarono sistemazione, altre alle pompe e attrezzi, anche sei pompieri con le rispettive famiglie. La disattenzione della civica amministrazione verso la funzionalità del servizio antincendio, sembrava ormai superata. Tuttavia si era ancora ben distanti da un modello organizzativo funzionante ed efficace di cui Biella non ne poteva più fare a meno. Agli inizi del nuovo secolo i problemi erano ancora tanti, ma soprattutto gli stessi: scarsa professionalità e mezzi mal funzionanti. La situazione si aggravò ulteriormente a seguito di una decisione della Cassazione Suprema di Roma che pronunciò una sentenza che di fatto impediva ai comuni di farsi rimborsare dai cittadini le spese che sosteneva per l’estinzione degli incendi. Gravi problemi economici attanagliavano il comune che si trovò, comunque, a dover acquistare nel 1901 una nuova pompa a mano che la “Premiata Ditta Berzia” di via Tarino in Torino fornì alla Città di Biella per 1500 Lire. Nel 1914 i pompieri, ormai disperati, inviarono al Sindaco una lettera di protesta, lamentando che la compagnia era ferma al Regolamento e alle paghe del 1882, e che loro stessi erano ormai in età avanzata e non più tanto in grado di operare al meglio. Alcuni mesi dopo, già nel 1915, venne approvato un nuovo regolamento. Per l’ennesima volta si riavviò un processo di riorganizzazione. Purtroppo la guerra interruppe il processo, rimandando il tutto alla fine delle ostilità. All’indomani del 1918, l’ing. Fettarappa, il direttore dell’Ufficio Tecnico comunale a cui venne affidata la direzione della compagnia, poté avviare un vero processo di riorganizzazione della Compagnia. Fettarappa riuscì in un piccolo miracolo, dando finalmente ai pompieri una dignità, professionale mai avuta prima, scrollandogli di dosso quell’alone di derisione e di ironia che per decenni li aveva avvolti. La sua riforma partì da una semplice analisi: gli incendi, grandi e piccoli che fossero, non erano molto frequenti, pertanto era necessaria l’introduzione di una flessibilità nella gestione del personale. Ai pompieri vennero affidandati dei servizi anche diversi dal ruolo istituzionale, quali ambulanzieri, scorta di detenuti, sorveglianza ai seggi elettorali, manutentori degli edifici pubblici, regolatori del traffico automobilistico, e per le loro capacità nell’utilizzo delle scale aeree, quali manutentori delle linee elettriche, degli impianti di illuminazione, delle insegne e di altro ancora. Questo permise al Comune di Biella di introitare, finalmente, delle preziose risorse economiche da destinare al servizio antincendio, diventato addirittura produttivo in senso economico. Da subito si poté acquistare una nuova motopompa dalla Ditta Ficher Zini. Il numero del personale aumentò, discostandosi finalmente da quello dell’Ottocento. Ben 32 pompieri nel 1926. Nel 1923 venne acquistata la prima autopompa Tamini montata su telaio e motore FIAT. Finalmente la compagnia si era lasciata alle spalle gli anni più bui della sua esistenza. Le inefficienze e le derisioni erano superate. Il personale era in numero adeguato, le attrezzature altrettanto e tutto questo grazie all’impegno e all’intelligenza di Fettarappa. Addirittura dopo il 1929, a seguito di un’ennesima revisione del regolamento, il Corpo di Biella poteva guardare a testa alta le altre città piemontesi e lombarde, rivelatesi addirittura meno organizzate di Biella. Di li a breve la storia sarebbe nuovamente cambiata. L’unificazione dei corpi comunali e la conseguente formazione del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco era ormai imminente. Nel 1935 la Compagnia dei Pompieri Biella andò, quindi, a far parte del Corpo Provinciale di Vercelli, divenuto poi, dal 1941, Comando Provinciale di Vercelli. A chiusura voglio ricordare il primo incidente luttuoso che soffrirono i Vigili del Fuoco di Biella, con la morte in servizio di Carlo Paggi, morto il 26 settembre del 1939 per le ferite riportate in un incendio. Poi ci fu la guerra: la Seconda Guerra Mondiale, che nuovamente sconvolse l’assetto organizzativo dei Vigili del Fuoco di Biella. Il resto è storia conosciuta. La ricostruzione post bellica, le successive tappe riorganizzative, la nuova Provincia di Biella e con essa il Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco. |