Qualche curiosità
Pubblichiamo in questa pagina alcune interessanti curiosità che videro protagonisti i pompieri di tutti i tempi.
Aiutateci ad arricchirla.
Aiutateci ad arricchirla.
L'inaugurazione del monumento a Vittorio Emanuele II
Il 9 settembre 1899, con grande enfasi di popolo, venne inaugurato il monumento al primo re d'Italia. Il monumento doveva in qualche modo riparare il torto che Torino subì con lo spostamento a Roma della capitale del Paese. Alla base del monumento si trova una porticina blindata che permette di accedere all'interno di un pozzo che si trova tra le quattro colonne doriche. Ci si può inerpicare sino alla trabeazione del monumento (la base ove poggia la statua). All'interno di questo locale vi è una targa con i nomi degli undici operai morti per la sua costruzione e i nomi di tre Pompieri: Luigi Macchiotti, Giuseppe Oggenda e Luigi Fornaca, segnati sul muro con il nerofumo di una candela, mentre nascosti il giorno dell'inaugurazione avrebbero dovuto agevolare la caduta della tela che copriva il monumento, come effettivamente avvenne. I tre inerpicandosi con una catena sin sulla cima e tenendosi ben nascosti, districarono il telo dalle asperità del tappeto in metallo posto alla base del monumento. |
Pompieri
Ecco una professione che avrei fatto volentieri. Il pompiere. Per capirlo, bisogna aver visto arrivare i pompieri durante un incendio di notte. Va a fuoco una casa. Davanti è raccolta gente che non sa che fare e tutti vorrebbero far qualche cosa. Gli inquilini dei palazzi di fronte sono affacciati, a godersi lo spettacolo, in camicia, illuminati in pieno dalle fiamme. Anche alle finestre delle case vicine è affacciata gente in camicia, che guarda e si scambia richiami, illuminata dal riverbero delle fiamme. Per istrada sono gl’inquilini della casa incendiata, in pantofole, con gli stinchi nudi sotto i cappotti; battono i denti e non capiscono niente; i ragazzi piangono e le donne strillano. Il portiere corre in mutande. Nella folla, qualcuno continua a domandare se hanno chiamato i pompieri. Molti hanno una tremarella nervosa alle gambe. Attraverso le finestre, che l’incendio ha spalancato, si vedono le suppellettili divorate dal fuoco. Ogni tanto crolla con schianto una trave, o un infisso, sollevando nembi di scintille e alimentando nuove fiamme. Dalle strade vicine arrivano curiosi in abbigliamenti sommari, con le facce gonfie e gli occhi imbambolati. Tutti stanno lì come stupidi, coi visi rossi per la luce dell’incendio, e non sanno che fare. S’agitano, corrono, tornano indietro, dicono cose puerili e rivelano la loro incapacità. Qualcuno dice che bisognerebbe telefonare e qualche altro dice che il telefono è occupato; un tale arriva con un bicchiere d’acqua per la signora della casa in fiamme. Quand’ecco, ad un tratto, si sente lo strido lugubre, insistente, tenace, prima fioco, poi più forte, sempre più vicino, e finalmente, come palle di cannone, piombano sul luogo e si arrestano di scatto le automobili dei pompieri. Largo. Arrivano loro. Senza guardare in faccia nessuno, i pompieri balzano a terra, srotolano di corsa i tubi, aprono le prese d’acqua, avvitano le pompe, le stendono sul selciato. In fondo, ci son già altri pompieri pronti, che guardano soltanto le finestre fiammeggianti, tenendo in mano l’estremità delle pompe. Ecco, l’acqua gorgoglia nei tubi che si gonfiano, si snodano, s’induriscono e, in men che non si dica - i pompieri sono arrivati da qualche minuto secondo - quattro o cinque getti violenti en- trano in pieno nelle finestre. Ma questo è niente. Già altri pompieri hanno appoggiato le scale al muro e si arrampicano; altri sono entrati nel palazzo e hanno invaso gli appartamenti vicini e quelli dei piani di sopra e di sotto. Vanno ad aggredire di petto il fuoco. Gli spianano le pompe in faccia. Il fuoco non se ne dà per inteso e mugghia come niente fosse, ma gli assalitori non dànno quartiere. Arrivano da tutte le parti, camminando sui cornicioni, scavalcando balconi e davanzali, guadagnando terreno a palmo a palmo, senza parlare, senza fare un passo indietro. Qualcuno si mette a cavallo sul davanzale in fiamme e mena colpi d’accetta; qualche altro balza dentro la casa e comincia a sfasciare tutto. Le fiamme ruggono, si divincolano, prese alla gola dagli assalitori. Getti d’acqua s’incrociano in tutte le direzioni e vanno dritti al cuore dell’incendio, che viene isolato. Siamo al corpo a corpo. Allora il fuoco comincia a mandar fuori nuvole di vapore e fumo, che nascondono agli spettatori le fasi e i protagonisti della lotta. Per qualche minuto non si vede nulla. Ma i muggiti del fuoco e lo strepito delle cose in rovina dicono chiaramente che qualche cosa di molto drammatico sta avvenendo dietro la cortina di fumo. Poi, a poco a poco, il vapore dirada e si rivedono le sagome fantastiche dei pompieri. Già appare del nero tra le fiamme e l’incendio, poco prima splendido, comincia a diventar brutto e sporco. Si delinea la sua sconfitta. L’acqua cola tra le fiamme accorciate e allaga i pavimenti; qua e là l'incendio tenta di riprendersi a tradimento, ma è aggredito da getti d’acqua. Dov’erano fiamme trionfali, appaiono ora fornacelle. Ed ecco che il fuoco agonizza, la luce si spegne, tutto diventa nero. Per un po’ non si sente che lo scroscio e il gorgoglio dell’acqua. Poi si sente gocciolare tutto. Poi più nulla; Silenzio di tomba. Allora i pompieri svitano le pompe, staccano le scale, caricano ogni cosa sulle automobili, ci salgono sopra, si mettono a sedere tutti in fila e, rapidi come sono venuti, se ne vanno, portandosi dietro quell’urlo insistente, monotono, sinistro, che diventa sempre più fioco, sempre più fioco, sempre più lontano e poi non si sente più. ACHILLE CAMPANILE |