I nostri "Archimede"
I geni-pompieri e gli “Artieri delle Arti”
Un argomento interessante quanto curioso, è sicuramente quello delle invenzioni messe a punto da pompieri inventori, che nelle officine dei Corpi, definiti anche “Arsenali”, per la loro capacità tecnica e artigianale esprimevano al meglio la loro vena creativa, supportata e diretta dai loro valenti Comandanti e ufficiali.
Furono molteplici le soluzioni elaborate da questi «Archimede» di casa nostra, alcune delle quali addirittura brevettate e adottate con grande successo. E’ il caso del pompiere Gaspare Azzario, inventore della famosa cinghia che portava lo stesso nome dell’inventore, celeberrima almeno per gli addetti ai lavori, utilizzata poi in tanti corpi pompieristici d’Italia fino a non molti anni fa.
Poi il “Carro di secondo soccorso” messo a punto nel 1903 dal pompiere cremonese Pietro Penna. Ancora il “Fioretto di salvataggio” ideato e realizzato dai vigili romani Sciomeri e Ugazio. La «grande scala» dell’ingegner Lana del 1840, l’«apparecchio antifumistico» dell’ingegner Corsi del 1880. La famosa barca “Torino”, protagonista delle grandi calamità degli anni ‘50 e ‘70 del 1900.
Anni d’oro per il fiorire di invenzioni a volte bizzarre, ma utilissime ed efficaci per la maggior parte. Un susseguirsi di ideazioni ed elaborazioni che molte volte hanno brillantemente sopperito all’assenza di una produzione industriale di mezzi pompieristici: è il caso di tutte quelle autopompe e quei mezzi di soccorso completamente allestiti nelle nostre officine.
Testimonianze concrete di un genio connaturato proprio all’attività del vigile, che hanno dato ulteriormente la valenza storica dell’opera di veri e propri “artisti” delle professioni. Già dai tempi remoti nei diversi riferimenti storici, traspare la volontà dell’uomo di essere utile al prossimo, incarnando l’essenza, che poi i moderni vigili del fuoco hanno fatto propria.
Riportiamo in queste pagine la storia di questi geniali artieri e alcune delle invenzioni più importanti.
Furono molteplici le soluzioni elaborate da questi «Archimede» di casa nostra, alcune delle quali addirittura brevettate e adottate con grande successo. E’ il caso del pompiere Gaspare Azzario, inventore della famosa cinghia che portava lo stesso nome dell’inventore, celeberrima almeno per gli addetti ai lavori, utilizzata poi in tanti corpi pompieristici d’Italia fino a non molti anni fa.
Poi il “Carro di secondo soccorso” messo a punto nel 1903 dal pompiere cremonese Pietro Penna. Ancora il “Fioretto di salvataggio” ideato e realizzato dai vigili romani Sciomeri e Ugazio. La «grande scala» dell’ingegner Lana del 1840, l’«apparecchio antifumistico» dell’ingegner Corsi del 1880. La famosa barca “Torino”, protagonista delle grandi calamità degli anni ‘50 e ‘70 del 1900.
Anni d’oro per il fiorire di invenzioni a volte bizzarre, ma utilissime ed efficaci per la maggior parte. Un susseguirsi di ideazioni ed elaborazioni che molte volte hanno brillantemente sopperito all’assenza di una produzione industriale di mezzi pompieristici: è il caso di tutte quelle autopompe e quei mezzi di soccorso completamente allestiti nelle nostre officine.
Testimonianze concrete di un genio connaturato proprio all’attività del vigile, che hanno dato ulteriormente la valenza storica dell’opera di veri e propri “artisti” delle professioni. Già dai tempi remoti nei diversi riferimenti storici, traspare la volontà dell’uomo di essere utile al prossimo, incarnando l’essenza, che poi i moderni vigili del fuoco hanno fatto propria.
Riportiamo in queste pagine la storia di questi geniali artieri e alcune delle invenzioni più importanti.
La barca fluviale modello "Torino"
La mitica barca modello “Torino”, venne progettata e realizzata nelle gloriose officine dei Vigili del Fuoco di Torino. Fu largamente utilizzate ancora negli anni ’90 del secolo scorso e che permisero di portare il soccorso alle popolazioni alluvionate a partire dagli anni ’50 (Polesine, Vajont, Firenze, ecc.). Un’imbarcazione molto leggera poiché realizzata con lamiere di alluminio chiodate ad uno scheletro in metallo. Un natante molto affidabile nelle acque interne e praticamente inaffondabile per la presenza di due casse d’aria tubolari posizionate sulle murate interne. Poteva trasportare fino a otto persone. |
Il “Fioretto di salvataggio” e il discensore “Ygaro” dei VVF Sciomeri e Ugazio
Nel campo degli istrumenti e delle attrezzature destinati in modo specifico servizio antincendi, molto spesso si riscontra che le più interessanti e geniali realizzazioni sono dovute a componenti stessi del Corpo dei Vigili del Fuoco. Ciò dimostra che i Vigili del Fuoco, quando sono dotati di particolari attitudini inventive, fanno della loro funzione e delle di esperienze in essa maturate, motivo di studio e di intensa applicazione tecnica professionale. La dimostrazione di questa nostra affermazione ci viene ancora una volta offerta dalla Mostra delle invenzioni svoltasi a Roma in occasione del Convegno nazionale degli addetti alla sicurezza. Tra i vari istrumenti e le varie attrezzature esposte figura un nuovo tipo di Fioretto di salvataggio ideato e realizzato dai brigadieri Sciomeri e Ugazio del 1° Corpo dei Vigili del Fuoco di Roma. Il Fioretto, più completo e perfezionato di altri precedenti di cui uno degli stessi inventori già illustrato da «Antincendio», è destinato al salvataggio di persone che, addette a lavorare nelle centrali elettriche o negli stabilimenti nelle vicinanze di congegni o fili sotto corrente ad alta tensione, possono andare inavvertitamente a contatto rimanendo attaccate. Questo strumento è costituito da una forbice di presa montata su di un’asta ottagonale di lunghezza varia di legno secco lucidato e separato dalla forbice da un isolatore a gole in vetro Pyres di alto potenziale isolante. La forbice è tenuta da una scatola in metallo cromato contenente il meccanismo che gli consente l’apertura e la chiusura automatica. Sul precedente fioretto degli stessi ideatori, il nuovo offre notevoli e sostanziali vantaggi, primo dei quali quello del funzionamento autonomo dell’apertura e della chiusura. Inoltre gli inventori hanno saputo realizzare il massimo di rapidità di manovra e quindi una garanzia di efficacia nell’intervento. Il fioretto è costruito per tensioni sino a 22000 KV. di linea garantite e a richiesta per tensioni superiori e sino a 155000 KV. ad arco a secco pari a 55000 KV. di linea. Gli stessi brigadieri Scionieri e Ugazio hanno presentato poi alla Mostra delle Invenzioni il loro discensore «Ygaro» atto ad agevolare la discesa lungo le funi e quindi particolarmente indicato per il salvataggio di persone. Esso si differenzia dai 3 dispositivi del genere sino ad ora in uso, perché è possibile procedere alla sua applicazione in qualsiasi punto della fune senza la necessità di doverne passare il capo attraverso e perché è provvisto di un freno che consente di regolare la velocità di discesa a seconda delle necessità e delle condizioni in cui avviene il salvataggio. |
Strumento clinico di auscultazione
"Il Vice Brigadiere Orazio Bragaglia che presta servizio come infermiere presso le Scuole Centrali Antincendio ha ottenuto il brevetto N° 513349 avente il titolo «Perfezionamenti agli strumenti clinici di auscultazione». Come è noto sono considerati di primaria importanza diagnostica gli strumenti clinici di auscultazione e fra quelli più in uso sono lo stetoscopio e il fonendoscopio. Il brevetto sopracitato si riferisce ad uno strumento estremamente semplice, leggero, poco ingombrante e di grande praticità d’impiego, che riunisce in sé le particolarità dello stetoscopio, che rivela i rumori interni dell’organismo, e del fonendoscopio, che li rinforza. Esso presenta quindi evidenti, innegabili vantaggi e potrà costituire un mezzo clinico di notevole utilità. L’inventore – al quale porgiamo i nostri vivi rallegramenti – si riserva peraltro di apportare allo strumento quelle piccole varianti che potranno essere suggerite dalla applicazione pratica". |
L’”Autofotoelettrica” dei Pompieri di Livorno
"La bella e utilissima macchina, che si è lodevolmente ispirata anche nella carrozzeria ai più recenti modelli e corredata di materiale tutto modernissimo e sapientemente scelto, forma senza dubbio un altro titolo di onore per questi Pompieri, che sanno foggiarsi con le loro stes- se mani, quando il fuoco dà loro un po’ di tregua, dei materiali di corredo così importanti e così moderni, che costituiscono poi, in caso di disgraziato bisogno, l’ausilio più potente e più pratico, per il compimento ardimentoso del loro dovere. I lavori per la costruzione dell’autocarro fotoelettrico attrezzato per il servizio incendi sono stati eseguiti completamente nell’officina meccanica del corpo da operai meccanici, falegnami, elettricisti, forgiatori, pittori ecc. Caratteristiche generali della Fotoelettrica Chassis Fiat Tipo 2 allungato e rinforzato con ruote a disco Michelin e pneumatici 895x135 spazio di carrozzeria m. 2,50 Lunghezza totale dell’autocarro m. 5,50. Nella parte anteriore e precisamente alle spalle del conducente è piazzata una dinamo Marelli di Kw. 7. Il collegamento è ad ingranaggi per ovviare ogni slittamento, con albero di collegamento, leva di innesto e disinnesto. Quadro di ardesia col voltometro, amperometro, interruttore bipolare con valvole – due prese di corrente delle quali una per il faro fornito dalle Officine Galileo di Firenze, faro del diametro di mm. 600 con specchio parabolico, porta divergente, nel quale la sorgente luminosa invece di essere ad arco, è costituita da una lampada intensiva da 5000 a 7000 candele (1/2 Watt per candela) con attacco Goliath. La tensione di alimentazione è di volt 150. L’altra presa di corrente è per la illuminazione a distanza. La fotoelettrica è corredata di N. 8 bracci stradali con portalampade, riflettore e relative lampade intensive di 1000 candele. Il cavo per il trasporto della corrente è arrotolato su apposito cavo naspo porta cavo. Il cavo stesso è diviso in 9 pezzi di m. 22 circa ciascuno con relativi attacchi. L’impianto stradale a distanza si monta in dieci minuti. La carrozzeria a sedili longitudinali interni e pedane laterali con cassette e pedana posteriore è protetta all’esterno da una robusta costruzione in lamiera con colonnetta e tubo in ottone. E’ inoltre corredata di una scala estensibile a traliccio di m. 11,50 – 2 pezzi di scala italiana – 1 pezzo di scala snodata a ganci – 2 lanterne portatili elettriche ad accumulatori e materiale sussidiario. La verniciatura è in rosso alla cellulosa. La carrozzeria è costruita in modo che tutte le parti del macchinario sono facilmente ispe- zionabili e perfettamente protette". |
Impianto elettrico a riflettore mobile con dispositivo antiabbagliante
"Il Vice brigadiere Antonio Simone e il Vigile Giuseppe Ricci del 24° Corpo di Chieti hanno brevettato un originale e utilissimo impianto denominato «fanale con riflettore mobile antiabbagliante per automobili, cmotocicli e veicoli in genere.» La denominazione del trovato brevettato, indica già chiaramente scopo e funzione della invenzione che acquista particolare valore e importanza in quanto tende a risolvere uno dei problemi più gravi ed assillanti della circolazione stradale. L’invenzione del Simone e del Ricci ha infatti lo scopo di evitare l’abbagliamento provocato dai fanali dei veicoli in genere, ai conducenti di altri veicoli provenienti dal senso opposto. È noto che l’abbagliamento è uno degli elementi che maggiormente incidono sulle cause dei sinistri stradali soprattutto lungo le grandi arterie del traffico extraurbano. Il fanale brevettato, grazie ad un dispositivo di facile applicazione a tutti i’ tipi di fanali già esistenti, porta internamente un comune riflettore solidale ad un asse portante montato su apposito cuscinetto reggispinta; la parte centrale di quest’ultimo è allagata in un supporto, il quale è, nella sua estremità, fissato mediante due bulloni prigionieri alla base della scatola del fanale. Sul detto supporto, nel lato destro vi è opportunamente fissato con appositi bulloncini un solenoide portante un nucleo che, a sua volta collegato a mezzo di apposita bielletta ad un perno fissato all’asse solidale con il riflettore, per effetto del noto potere succhiante del solenoide, percorso dalla corrente dell’accumulatore dello stesso veicolo, in virtù di un pulsante o di un interruttore, provoca la rotazione verso destra del riflettore e conseguentemente lo spostamento del fascio luminoso da esso prodotto; il fascio luminoso così opportunamente spostato nel momento dell’incrocio con altro veicolo, permette ai guidatori di avere costantemente illuminata la parte destra della strada e di non abbagliarsi a vicenda pur mantenendo in funzione le luci di marcia. All’asse solidale con il riflettore, nella parte diametralmente opposta al perno di collegamento con il nucleo del solenoide, è fissato un altro perno alla cui estremità è applicata una molla elicoidale di richiamo che permette al riflettore, quando si interrompe il passaggio della corrente elettrica attraverso il solenoide, di ritornare nella sua posizione normale. Durante i suddetti movimenti del riflettore, le luci dei fanali non subiscono alcuna interruzione. Nel segnalare l’invenzione dei due VV.F. del 24” Corpo auguriamo che la loro fatica e la loro genialità vengano premiate dal ricono- scimento della utilità e praticità del sistema brevettato". |
Il “Puntello meccanico”
"Il pompiere Giugiaro Carmelo, appartenente al Corpo di Torino, ci ha inviato la descrizione seguente di un puntello meccanico da lui ideato. Egli tiene a disposizione di coloro, ai quali l’apparecchio possa interessare un esemplare al vero e uno in scala ridotta. L’apparecchio è costituito da una parte fissa formata da un tubo metallico di elevata resistenza il quale interiormente porta un basamento di appoggio. Per aumentare la rigidità laterale di detta parte per un tratto della sua lunghezza sono previste nervature longitudinali che si raccordano verso il basso con la base. Verso la sommità la parte tubolare fissa porta una forcella formata da due robusti bracci i quali alle loro estremità sono solidali a due leve destinate a servire da supporto per un alberino girevole. Detto albero viene azionato da una ruota per catena situata all’esterno e porta calettato un ingranaggio conico il quale in presa coll’ingranaggio corrispondente calettato a sua volta su un alberino verticale pone in rotazione una vite senza fine. Detto alberino e montato su due supporti fissati alla sommità della parte tubolare. Nell’interno di detta parte è scorrevole un secondo tubo metallico su cui è ricavata una dentatura destinata a venire in presa colla vite senza fine terminando superiormente con un piatto di sostegno. Sui due lati della macchina sono inoltre due colonnine fissate al piano superiore le quali scorrono insieme al pezzo interno su due aste corrispondenti fisse smontate sul basamento inferiore. I due bracci della forcella accennata sono muniti di fori attraverso i quali scorrono le dette colonnine durante l’alzarsi e l’abbassarsi delle due parti. In corrispondenza a detti fori sono inoltre due bulloni di pressione con maniglia i quali vengono stretti a fondo bloccando le due colonnine al pezzo quando l’apparecchio è montato in uso. Per regolare l’altezza dell’apparecchio basterà agire sulla ruota mediante la catena provocando in tal modo la rotazione della vite sulla cremaliera producendo in tal modo sollevamento se si gira da una parte e l’abbassamento se si gira in senso inverso. Agendo energicamente sulla ruota per effetto del basso rapporto di trasmissione dell’ingranaggio, l’azione che si potrà applicare sulla parte pericolante sarà assai forte, il tutto con una manovra speditissima e scevra di pericoli. Il peso del suddetto apparecchio si aggira sui 50 Kg. ciò che permette di essere trasportato da una parte all’altra con grande facilità da un solo pompiere. L’altezza dell’apparecchio in posizione normale è di m. 2,70 e completamente sviluppato raggiunge l’altezza di m. 4,50. La sua portata è di 1.500 Kg. come carico di sicurezza. Durante la operazione di collaudo presso il Regio Politecnico di Torino, sopportò 4.000 Kg. senza dar segno a rotture di sorta". |
Pietro Penna è stato il primo Comandante dei Civici Pompieri di Cremona, in servizio per oltre trent’anni, dal 1° di ottobre del 1890 al 31 agosto del 1921, diventando il più longevo dei Comandanti cremonesi.
Penna arrivò a Cremona dopo aver superato e vinto il concorso per Istruttore Pompiere, indetto dal Comune di Cremona (avviso comunale n° 7146 del 12 luglio 1890) ed espletato il 15 agosto 1890 con relativa assunzione avvenuta in data 13 settembre 1890. Dagli atti del concorso risulta che Penna era nato il 16 luglio 1858; aveva svolto la funzione di “torchiaio” e successivamente, aveva prestato servizio nel Regio Esercito col grado di Caporale Maggiore nel Distretto militare di Lecco per due anni. Da sottolineare il fatto che Penna si firmava sempre come “Capo Istruttore Pompiere” e mai come “Comandante” forse, perché all’e- poca tale mansione non era ancora contemplata nell’organico comunale. Egli all’epoca del concorso – il 1890 – disponeva di una buona competenza essendo inserito nel Corpo dei Civici Pompieri di Milano dal 7 dicembre 1882 in qualità di Vice Capo di 1° Classe, incaricato dell’istruzione degli allievi. A Milano, in via Ansperto 4, Penna aveva svolto otto anni di servizio continuato, infatti di lui si scrive che aveva un’intelligenza spigliata per le mansioni del suo grado. Era dotato inoltre di una buona preparazione letteraria ed aveva una buona preparazione tecnica, soprattutto rispetto alle attrezzature utilizzate dal Corpo Pompieri all’epoca. Pietro Penna si teneva comunque sempre aggiornato rispetto a nuovi macchinari e nuove tecnologie in uso, partecipando a Congressi ed esercitazioni allestite spesso fuori Cremona. Nell’espletamento del suo ruolo egli non mancò di stimolare l’ammini- strazione comunale di Cremona per promuo-vere acquisti atti a migliorare il servizio di spegnimento incendi, fino al punto di progettare lui stesso un carro di secondo soccorso che poteva accelerare ed agevolare il servizio, sempre in caso di incendio. Rimangono presso l’Archivio di Stato di Cremona i disegni di questo carro di secondo soccorso a dimostrazione della competenza di Penna e della sua volontà di miglioramento del servizio pompieristico, servizio che a Cremona risultava piuttosto in affanno rispetto alle tecnologie in uso nelle città vicine. Descrizione tecnica del carro di secondo soccorso Disegno presentato all’Ufficio Tecnico del Comune di Cremona, in scala 1: 10, della fine del sec XIX/inizio XX. Non sappiamo se venne mai realizzato il prototipo di questo carro che risulta piuttosto complesso e completo. Il carro è disegnato a china, in due colori, nero e rosso, con disegni pro- spettici per avere una comprensione completa dello stesso: visto di fronte, nella parte posteriore, in quella anteriore, infine di fianco e di sotto. Il carro è dotato inoltre di diversi cassetti: laterali, anteriori ed uno posteriore. Per ogni cassetto è indicato con precisione il materiale che questo doveva contenere. L’elenco che riportiamo integralmente risulta piuttosto interessante poiché ci rimanda alla storia delle attrezzature in uso nel Corpo Pompieri alla fine dell’Ottocento fino ai primi anni del Novecento. - Nel cassetto posteriore: 4 secchioni di zinco; 4 secchie di zinco; 20 secchie di tela; 1 sacchetto di tela per contenere le 20 secchie; 20 torcie di resina; 1 recipiente pel petrolio; 5 badili; 1 tridente; 1 bidente; 1 sega a filetto con custodia; 1 mannaia; 1 piccone; 2 martelli da muratore; 2 scalpelli da muratore assortiti. - Nel secondo cassetto posteriore: 4 lanterne a moccoli; 1 scattola pei moccoli di scorta. - Sotto il letto del carro: 1 graffio di ferro diviso in due pezzi; 1 scala a gancio snodata; 1 trepiede per fiaccola grande; 1 bastone a punta di ferro pure per la fiaccola grande; 2 cinghie di tessuto per facilitare il tiraggio del carro. - Nei due cassetti laterali: 2 tubi di aspirazione; 2 bastoni di manovra; 4 bastoni per secchioni; 2 leve di ferro assortite. - Sui cassetti laterali: 2 fiaccole grandi e relativi paraventi. - Nel cassetto anteriore: 7 metri di tubo di canapa; 1 corda grossa ad osso; 1 collo d’oca; 1 menera* inglese; 1 menera* per dadi; 1 menera* per l’aspirazione; 1 sacchetto di tela contenente: 1 orificio di ricambio; 4 fascette di tela; 1 sostegno di tessuto con gancio; 1 rocchetto con spago; 1 falcetto; 1 libretto pel corredo. - Sul letto del carro: 1 pompa Norimberga; 1 lancia completa sulla pompa; 1 corda ad osso (nella vasca delle pompe). Penna brevettò anche una scala ad arpioni con chiusura automatica premiata all’Esposizione di Milano nel 1906 e ricevette, sempre per questa scala, una medaglia d’argento all’Esposizione di Torino nel 1911. Un altro progetto (questo risulta effettivamente costruito) è quello di un quadriciclo per il “trasporto veloce (delle attrezzature) sul luogo dell’incendio”[costruito dalla Ditta Bertolotti di Soresina (CR) nel 1912]. Qualche soddisfazione gli arrivò ma non dalla città di Cremona dove egli terminò il suo incarico nel 1921. *Menera = Chiave |