Il terremoto della Marsica del 1915
Alle ore 07:52 del 13 gennaio 1915 il territorio della Marsica, nel cuore dell’Abruzzo, venne sconvolto da un drammatico evento sismico. La scossa, che raggiunse l’undicesimo grado della scala Mercalli, venne avvertita distintamente in gran parte del territorio italiano, in particolare nel Lazio con punte drammatiche a Roma, che subì diversi danni all’abitato e a molte chiese, tra le quali la stessa San Pietro.
Oltre trentamila persone persero la vita. Di Avezzano, su una popolazione di undicimila abitanti, rimasero in vita solo poche centinaia di persone. Stessa sorte per Sora, Pescina, Celano.
Analogamente al terremoto calabro-siculo del 1908, l’aiuto portato dai vari corpi comunali dell’intero Paese fu notevole, nonostante le difficoltà di collegamenti stradali e ferroviari e la mancanza di una direzione unica.
Ogni Corpo muovendosi autonomamente e con propri mezzi, fu in grado in breve tempo di contribuire attivamente all’opera di soccorso, consentendo il salvataggio di molte vite umane, il recupero delle salme e la demolizione delle strutture pericolanti.
I Corpi intervenuti furono ventiquattro con una forza di 388 uomini, Comandanti e Ufficiali compresi.
Arrivarono da: Ancona, Appiano, Arezzo, Bergamo, Bologna, Budrio, Cento, Milano, Modena, Montevarchi, Napoli, Perugia, Pesaro, Rieti, Rimini, Roma, San Giovanni Valdarno, Savona, Spezia, Tivoli, Torino, Veroli, Vicenza e Viterbo.Napoli inviò una forza di ben 65 uomini.
Tra le azioni che valsero ai pompieri l’ammirazione delle popolazioni sconvolte dal sisma, a Sora il 7 febbraio, nell’ambito dei beni ancora intatti, i pompieri torinesi con pochi mezzi a disposizione riuscirono a calare tre grosse campane da un campanile che minacciava di crollare.
All’operazione molto pericolosa assistette tutta la popolazione della cittadina che, quando la terza campana toccò terra, scoppiò in un lungo e liberatorio applauso.
Oltre trentamila persone persero la vita. Di Avezzano, su una popolazione di undicimila abitanti, rimasero in vita solo poche centinaia di persone. Stessa sorte per Sora, Pescina, Celano.
Analogamente al terremoto calabro-siculo del 1908, l’aiuto portato dai vari corpi comunali dell’intero Paese fu notevole, nonostante le difficoltà di collegamenti stradali e ferroviari e la mancanza di una direzione unica.
Ogni Corpo muovendosi autonomamente e con propri mezzi, fu in grado in breve tempo di contribuire attivamente all’opera di soccorso, consentendo il salvataggio di molte vite umane, il recupero delle salme e la demolizione delle strutture pericolanti.
I Corpi intervenuti furono ventiquattro con una forza di 388 uomini, Comandanti e Ufficiali compresi.
Arrivarono da: Ancona, Appiano, Arezzo, Bergamo, Bologna, Budrio, Cento, Milano, Modena, Montevarchi, Napoli, Perugia, Pesaro, Rieti, Rimini, Roma, San Giovanni Valdarno, Savona, Spezia, Tivoli, Torino, Veroli, Vicenza e Viterbo.Napoli inviò una forza di ben 65 uomini.
Tra le azioni che valsero ai pompieri l’ammirazione delle popolazioni sconvolte dal sisma, a Sora il 7 febbraio, nell’ambito dei beni ancora intatti, i pompieri torinesi con pochi mezzi a disposizione riuscirono a calare tre grosse campane da un campanile che minacciava di crollare.
All’operazione molto pericolosa assistette tutta la popolazione della cittadina che, quando la terza campana toccò terra, scoppiò in un lungo e liberatorio applauso.