Il primo bombardamento e il sogno di una facile vittoria.
Case di via Priocca bombardate.
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La dichiarazione di guerra alla Francia e alla Gran Bretagna, da parte dell’Italia, fu ufficialmente comunicata agli Ambasciatori dei due paesi, il pomeriggio del 10 giugno 1940.
Mussolini venne così meno agli impegni assunti poco tempo prima di «non belligeranza» con i due paesi divenuti nemici. Fu un colpo di mano del nostro regime, che allettato dalla situazione interna della Francia, oramai agonizzante perché priva di qualunque possibilità di reazione alla tremenda forza bellica della Wehrmacht e dalla Luftwaffe tedesca, decise «tempestivamente» di avanzare la propria dichiarazione di guerra, schierandosi definitivamente con la Germania nazista di Hitler, ritenuta vincente. Venne compiuto così dal nostro paese un gravissimo atto di slealtà verso una nazione ormai coinvolta in un irreversibile processo di capitolazione militare e politica. Ebbe così inizio per l’Italia la Seconda guerra mondiale che, secondo la tronfia propaganda fascista, avrebbe dovuto essere una «guerra lampo». L’errore di valutazione fu grave; l’Italia credette, a torto, di essere sufficientemente forte e preparata da impegnarsi in una guerra ritenuta di facile risoluzione, che invece si risolse in tutt’altro modo e in tutt’altri tempi. La risposta inglese non si fece attendere per molto, perché poche ore dopo la dichiarazione di guerra, all'1,30 del 12 giugno 1940, bombardarono Torino. Iniziò così per l’Italia il Secondo conflitto mondiale, e il capoluogo piemontese ebbe il triste primato di prima città bombardata. Per i bombardieri inglesi il disimpegno di questa prima missione si rivelò piena di rischi ed incognite; 1600 miglia era la distanza totale da percorrere tra l'andata e il ritorno, le Alpi da sorvolare due volte con le loro pericolose correnti, il freddo intenso all'interno dei velivoli non ancora pressurizzati. Molti aerei abbandonarono quasi subito l’impresa, dodici proseguirono per Torino, tre per Genova ed uno andò disperso forse sulle Alpi. Quando i bombardieri giunsero sulla verticale del capoluogo piemontese, a seimila metri di altezza, dai portelloni si sganciarono quarantaquattro bombe che subirono però una notevole variazione di traiettoria a causa del loro ridotto peso, tanto da portarle fuori della direzione di lancio di alcuni chilometri. Alcune caddero in aperta campagna altre furono sospinte su alcune case di Via Priocca, di via XI Febbraio. Le bombe causarono, tra l’incredulità generale, la prima strage di gente destata di soprassalto dal lacerante suono delle sirene antiaeree, immediatamente seguite dallo sgancio delle bombe. Per gli aerei incursori era stato relativamente semplice scaricare il loro micidiale carico su Torino, pressoché indifesa ed esposta a qualunque attacco dal cielo. I morti al termine del primo bombardamento furono diciassette; quaranta i feriti. Questo costituì un grande smacco per i nostri gerarchi, perché era già chiara a tutti l'inconsistenza della macchina difensiva italiana affidata alla DICAT, rinominata con pesante sarcasmo dalla popolazione Distruzione Integrale Case Torino che, dotata di pochissimi pezzi antiaerei, fronteggiava come meglio poteva una impari lotta. Il numero dei colpi di cannone sparati furono pochi; meno ancora i caccia che si levarono in volo per tentare di fermare il nemico. |