Torino, 17 agosto 1943.
Tratto da: Michele Sforza, La città sotto il fuoco della guerra, U. Allemandi & C., Torino 1998.
Alle ore 1.13 della notte tra il 16 e il 17 agosto, gli aerei della RAF tornarono sul cielo della capitale sabauda. 133 bombardieri sganciarono 218 bombe dirompenti e 127 tonnellate di incendiarie. Le bombe impiegate, in quest’ultima missione della RAF su una città italiana, erano quasi tutte di piccolo calibro, l'«Operazione Hidra», ormai prossima, richiedeva il massimo contenimento di aerei e bombe, per tale motivo Sir Harris inviò su Torino pochi aerei dotati peraltro di bombe di qualità scadenti.
L’incursione su Torino, anche se di intensità minore delle precedenti, fu ugualmente dura. Nuovi quartieri vennero colpiti, soprattutto quelli posti a sud del centro cittadino. I punti di mira ancora una volta furono Porta Nuova e la Fiat Mirafiori. Le bombe caddero su una città dimezzata dei suoi abitanti, pertanto il numero delle vittime fu basso: 5 i morti e 56 i feriti. Ma i danni all’abitato civile furono rilevanti. Furono colpiti anche gli Ospedali Molinette e Mauriziano, lo Stadio Mussolini, la Galleria Subalpina, nuovamente il Borgo Medievale al Valentino e il Palazzo Carignano, gli stabilimenti Lancia e Itala, la Fiat materiale ferroviario, la RIV, la Microtecnica, la famosa fabbrica di bambole Lenci, la Emanuel, la Fiat Lingotto, la scuola Santorre Santarosa, la caserma Cavalleria Nizza, il teatro Vittorio Emanuele. Nel crollo del Palazzo De Coster in corso San Maurizio alcuni vigili del fuoco vennero coinvolti, per fortuna senza conseguenze gravi. Diversamente avvenne durante l’intervento allo Stadium di corso Duca degli Abruzzi (sulla stessa area dove oggi sorge il Politecnico), dove rimasero gravemente feriti i vigili Franco Carelli, Ferruccio Carmino e Vincenzo Famoso. Quest’ultimo attacco segnò la conclusione del secondo ciclo, che ebbe inizio con le incursioni dell’autunno/inverno 1942, e fu caratterizzato dai bombardamenti più violenti di tutto il conflitto. Nel corso di questi dieci mesi la città ne uscì con un aspetto totalmente diverso. In centro, che rimase la zona più colpita, interi fabbricati dalla ricca e gloriosa storia vennero cancellati per sempre dall’uniformità architettonica; altri, seppur gravemente mutilati, poterono essere restituiti solo molto tempo dopo, a seguito di grandi lavori di ricostruzione. Su 42.426 abitazioni preesistenti, ne risultarono distrutte o danneggiate 23.170, pari al 56,61 per cento. Le chiese sempre del centro cittadino danneggiate o distrutte parzialmente, ammontarono a 33; nessuna distrutta totalmente. Le attività commerciali ammontavano, prima della guerra, a 5641; per effetto delle incursioni 2417 vennero sinistrate in diversa misura, pari al 42,85 per cento. Per quanto concerne le attività industriali coinvolte nelle incursioni, non è possibile avere un dato statistico percentuale completo, per la scarsa presenza delle industrie, soprattutto di grandi dimensioni, nella zona centrale della città. Tuttavia si riportano i dati riferiti alle piccole attività presenti, colpite nel numero di 107. Furono gravi i danni anche al patrimonio storico-culturale e ai locali di pubblico spettacolo: la Biblioteca Civica, il Politecnico interamente distrutto con i suoi 170 locali, lo stesso dicasi per l’Istituto di Magistero, l’Università con 81 locali distrutti o gravemente danneggiati, gli Istituti di Archeologia, Psicologia Sperimentale, Geografia e Filologia Moderna, l’istituto tecnico Sommeiller e molte scuole medie ed elementari. In totale, nella zona esaminata, ammontarono a 53 gli istituti culturali danneggiati con un totale di 1218 locali, tra questi troviamo il teatro Torino, l’Auditorium Eiar, il teatro Balbo, il teatro Alfieri, il teatro Chiarella e i cinema Massimo e Sabaudo. Le valutazioni ufficiali delle forze messe in campo dalla RAF britannica, stimano in 1311 gli aerei incursori che si soffermarono sul cielo della città, per un totale di 1105 minuti; le bombe dirompenti di diverso calibro sganciate furono 2003; diverse centinaia di migliaia quelle incendiarie. I velivoli abbattuti furono 14 su 1311, pari al 1,068%. I morti, secondo stime ufficiali, furono 1438, i feriti 1800. Profondamente segnata dalla guerra aerea, Torino si presentava in questo modo all’appuntamento dell’8 settembre. I suoi cieli non sarebbero stati violati per alcuni mesi, per contro sarebbe stata oltraggiata da terra da un esercito spietato, spalleggiato da un non meno efferato esercito repubblichino, che tanto si prodigò per rendere ancora più infausta la presenza del nazismo nella città, come in tutto il centro-nord della penisola, macchiandosi dei più gravi delitti, forse ancor più gravi di quelli di stampo nazista, perché i fascisti erano italiani. Il 17 agosto cessò ogni resistenza in Sicilia; l’isola venne occupata totalmente in pochi giorni dall’esercito alleato e da essa iniziò la risalita della nostra penisola. |