6 maggio 1976
Il terremoto che sconvolse il Friuli
La sera del 6 maggio 1976, un violento sisma di magnitudo 6.5 della scala Richter, sconvolse il Friuli e molte zone circostanti, tanto da essere per la vastità dell’estensione territoriale, uno dei più gravi della storia italiana recente.
Alle ore 21.00 la terra friulana tremò talmente forte che in pochi secondi interi paesi vennero cancellati dalla geografia: Gemona, Artegna, Venzone, Buja, Majano, Tarcento, Meduno, Pinzano. 137 paesi coinvolti con 990 vittime e oltre 100.000 sfollati. Quelli che erano laboriosi paesi divennero cumuli di macerie.
20.000 case distrutte e 75.000 danneggiate. Un danno enorme per l’intera regione.
Immediatamente migliaia di vigili del fuoco da tutto il Paese si recarono sui crateri per fronteggiare l’enorme emergenza, aiutati da tantissimi giovani volontari e dagli alpini delle brigata Julia.
Il presidente del Consiglio Aldo Moro immediatamente nominò commissario straordinario per le zone terremotate Giuseppe Zamberletti e da quella esperienza, con il successivo terribile terremoto dell’Irpinia del 1980, grazie all’opera instancabile di Zamberletti, nacque la Protezione Civile italiana.
Purtroppo alle 18.31 dell’11 settembre, altre scosse riportò la regione nell’angoscia del terremoto, con una scossa di 5,8 gradi della scala Richter.
“Il Friuli ringrazia e non dimentica”. Questo scrisse sul muro di una casa friulana diroccata un abitante del luogo per esprimere la sua gratitudine per quanti aiutarono lui e i suoi tanti concittadini e corregionali, portando loro il soccorso, la solidarietà, del cibo e vestiti, o anche solo una parola di conforto a una popolazione profondamente segnata da quel terribile dramma.
Erano due minuti dopo le 21.00 del 6 maggio 1976, quando tutta la regione fu travolta da una violenta scossa di terremoto, definito poi uno dei più gravi mai accaduti nella regione.
Polvere, macerie, morte, distruzione, urla terrorizzate e urla di chi invocava da sotto le macerie un aiuto. Una situazione terribile già provata molte altre volte dalle comunità del nostro Paese e che si sarebbe ripetuta chissà quanto ancora.
“Il Friuli ringrazia e non dimentica”. Il terremoto colpì la tranquilla routine di una popolazione fiera ed essenziale nei suoi gesti e nella sua esistenza: quella della gente di montagna, abituata ad una vita poco incline a tutto ciò che non fosse necessario.
Una serata calda in cui la gente già pregustava il tepore della bella stagione che ormai si stava affacciando tra le vie anguste di bellissimi paesini.
Il terremoto colpì tutto questo. Una tremenda botta che cambiò tutto, creando un prima e un dopo. Una cesura netta tra la tranquilla esistenza del prima e il terrore, la morte e l’aver perso tutto del dopo.
Ma non fu così. Pochi giorni dopo tutto ricominciò con la popolazione superstite al fianco dei soccorritori per ricostruire insieme a loro, da quelle macerie sminuzzate che aveva portato via le vite di un migliaio di persone, una nuova speranza, una nuova vita.
E ci riuscirono!
| leggi il Quaderno n. 23 del maggio 2021 |