27 luglio 1993.
La strage di Via Palestro a Milano.
Memoria di Angelo Re
Quel maledetto turno di notte.
Milano, martedì 27 luglio 1993.
Ore 20.00. Inizio servizio “Turno C” nella sede del Comando Provinciale di Via Messina. Andiamo tutti nel corridoio che si trova di fianco all’ufficio dell’Aiutante (Capo Turno) e in silenzio ascoltiamo il Vice Aiutante (Enrico) che legge il listone di servizio. A voce alta chiama le varie partenze e i nominativi che le compongono. “….Prima partenza, camera 9 e 11, Capo Squadra presente, Vigili presenti, …seconda, scala, carro soccorso, fiamma, gru, lettiga ….”. L’ adunata è terminata alle consegne.
Il cortile partenze prende vita, gli autisti portano fuori i mezzi di soccorso dalle rimesse ed il personale si avvicina all’automezzo assegnatogli per il controllo ordinario del materiale. In attesa della prova radio si chiacchera e, visto che fa caldo, si scherza con l’acqua. Il Capo ci riprende subito: “Dai ragazzi basta scherzare dobbiamo salire in mensa”.
In mensa ceniamo (ogni squadra ad un tavolo) e poi ci si ritrova al bar a bere un buon caffe. C’è chi si siede a chiacchierare, chi gioca a calcio balilla, chi a carte e chi va in “terrazza Martini”, famosa Terrazza milanese che domina il centro storico,… ma per i Vigili del Fuoco di Milano ... “il balcone” al terzo piano della sede centrale ubicato sulla sinistra prima di entrare nella sala bar. Ancor oggi, questo balcone, è luogo d’incontro per i pompieri dove si discute di interventi, politica e sindacato. I nostri anziani dicevano che su quella terrazza era stata più volte disfatta e rifatta l’Italia.
Ore 22.00. Le campane suonano i tre segnali di preavviso, cala il silenzio in attesa del secondo segnale che indica la partenza che deve intervenire. Un suono lungo e tre corti: è la prima partenza, la nostra. Velocemente scendiamo dai pali e di corsa siamo davanti alla porta d’uscita e al centralino (oggi sala operativa) saliamo sull’automezzo di partenza (APS 160). Il Capo parla con l’autista e gli dice (se non ricordo male) di recarsi in Via Bel Gioioso a Milano. L’autista accende la sirena e ci avviamo per raggiungere il luogo dell’intervento. C’è poco traffico, il Capo gira la testa e rivolgendosi verso di noi dice: “ragazzi incendio rifiuti con vicino un’automobile”.
Ci prepariamo all’intervento. Indossiamo l’elmetto, il nomex e decidiamo come intervenire. Arriviamo sul posto. Davanti a noi un grande cumulo di immondizia e vicino, parcheggiata, un’autovettura che stava prendendo fuoco. Immediatamente riusciamo a circoscrivere l’incendio e subito dopo a spegnerlo completamente. Riposizioniamo il materiale sull’autopompa e ci instradiamo per rientrare in sede. Il Capo, via radio, comunica al centralino il nostro rientro. Stiamo per imboccare Via MacMaon mentre via radio sentiamo il Capo (Stefano), dell’ APS della sede di Benedetto Marcello, che comunica al centralino: “Vediamo dei fili all’interno del bagagliaio della macchina...”. Poi le comunicazioni via radio sono molto frastagliate. L’operatore del centralino risponde qualcosa ma non riusciamo a capire. Passano alcuni minuti e via radio sentiamo l’autista dell’APS di Benedetto Marcello (Paolo) che, con voce forte, urla: “ E’ SCOPPIATA !! CORRETE E’ SCOPPIATA!!”
Noi sbalorditi chiediamo al capo (Franco): “cosa è successo?”
Nello stesso momento il centralino, via radio, ci chiama: “Prima partenza per il centralino” - “Avanti per la prima partenza” – “Recatevi in sirena in Via Palestro a Milano, davanti al padiglione del PAC, per uno scoppio, si presume che ci siano feriti.” Il nostro autista (Bobo) subito accende la sirena, accelera e chiede al Capo: “Da dove prendiamo Via Palestro?” Il Capo gli risponde: “ Entriamo da Piazza Cavour, è la strada più veloce”. In pochi minuti siamo in Piazza Cavour e da qui imbocchiamo Via Palestro. L’asfalto della via era completamente ricoperto di foglie… sembrava un prato verde. “Bobo !! Bobo !! Attento!! in mezzo alla strada c’è qualcosa”. Sterzando velocemente il nostro autista evita l’ostacolo. Bobo: “Ma cosa era cosi grande?” Non ho capito. Mentre ci avvicinavamo al PAC scorgiamo delle fiamme altissime. Siamo giunti davanti al PAC. Sto guardando fuori dal finestrino e grido: “ Bobo !! fermati, fermati!! Ci sono dei colleghi distesi a terra”. Bobo blocca con una frenata l’APS, scendiamo in due, l’APS prosegue per fermarsi alcuni metri più avanti. Vediamo sulla nostra sinistra tre persone distese a terra, la sagoma della nostra lettiga, altre ambulanze e gli operatori sanitari che li stanno assistendo. In quel momento vediamo arrivare verso di noi, Paolo, l’autista dell’APS di Benedetto Marcello che grida: “ Angelo! Angelo!” Io chiedo incredulo: “Paolo...cosa è successo?? ..cosa è successo??” Lui, con uno sguardo disorientato, mi dice gridando: “ Non ci sento più!! …è scoppiata! …è scoppiata!” “ Paolo, vai lì! ci sono gli operatori sanitari. Fatti portare subito in ospedale”. Ci voltiamo verso il parco e davanti a noi un corpo disteso a terra rivolto verso il parco. “Angelo! è un collega” immediatamente ci precipitiamo su di lui, sentiamo il polso, non c’è polso non respira, iniziamo la respirazione bocca a bocca e il massaggio cardiaco, ci diamo il cambio e continuiamo a ripeterci dandoci forza: “Avanti ! Avanti! Avanti! Dai che ce la facciamo”. Dopo alcuni minuti si presenta di fianco a noi il Professor Veronesi. “...Professore ci aiuti!” ...il Professore si china sul nostro collega e subito dopo scuote la testa. “ Professore cosa c’è?” “...” Ragazzi purtroppo il vostro collega è morto” NO! NO! NO! Il professore ci dice: “Qui non posso fare più niente. Vado nel parco forse li hanno bisogno di me”. Noi rimaniamo lì, con il nostro collega, ...gli chiudiamo gli occhi e gli togliamo dalla testa l’elmetto appoggiandoglielo sul suo cuore e, solo in quel momento, ci accorgiamo che nella parte posteriore c’era un grande foro… poi con un telo lo copriamo mandandogli un ultimo bacio.
Andiamo dal nostro Capo e nel frattempo vediamo tanta gente che è arrivata sul posto, altri colleghi, il Comandante, i Funzionari, i Carabinieri, il Magistrato e altre autorità locali. Le fiamme sono ancora alte ed escono continuamente da una voragine che si era aperta nel manto stradale. Il Capo ci dice che è gas che sta bruciando ... l’esplosione ha rotto una tubazione principale sembra per un diametro di 200 o 300 millimetri.
Mi avvicino ad un collega per dagli il cambio alla manichetta, ma il Vice Aiutante (Enrico) mi ordina di andare insieme ad altri colleghi nel parco ad ispezionare le piante perché è arrivata una comunicazione che sembra ci siano delle persone ferite sulle piante.
Mi incammino con i colleghi verso il parco e guardiamo accuratamente da tutte le parti non trovando alcuna persona. Ritorno verso la mia squadra, parlo con Bobo e lui mi dice: “Angelo ma cosa era quell’oggetto in mezzo alla strada? … andiamo a vedere”. Percorrendo la via guardiamo le piante erano tutte spoglie e piene di fori, a circa trenta metri dalla voragine troviamo l’autopompa della sede di Marcello, ci fermiamo a guardarla, io mi metto le mani sul volto pensando: “..Dio mio ma cosa è succeso?”. La carrozzeria era completamente piena di buchi... sembrava che gli avessero scaricato contro una raffica di proiettili. Proseguiamo, mentre sembrava di camminare su un prato di foglie, a circa cento metri da dove era esplosa la bomba, al centro della strada vediamo il blocco motore della macchina e Bobo: “…Ecco Angelo cos’era che ci siamo trovati davanti. Tutti e due ci guardiamo negli occhi sbalorditi: “Non è possibile una devastazione del genere! Quanta forza aveva quella bomba? ”. Ritorniamo dalla nostra squadra, in silenzio, ogni tanto ci guardiamo negli occhi e nessuno dei due pronuncia parola.
Sono le 4 del mattino, arriviamo dove si trovavano i nostri colleghi, le fiamme continuano ad uscire ancora dalla voragine. L’azienda del gas non riesce a bloccare la fuoriuscita. Ci dicono che hanno dei problemi. Si avvicina una seconda volta il Vice Aiutante e mi chiede di seguirlo. Dobbiamo ispezionare l’interno del PAC, dicono che forse c’è una donna dentro.
Io, lui e un altro Capo (Angelo, Enrico e Franco) come entriamo nel PAC, notiamo subito che non c’era illuminazione. Capiamo anche che non ci sarebbe stato bisogno di una lampada per vedersi intorno…il bagliore delle fiamme che penetrava dalle finestre diffondeva comunque luce in tutto l’ambiente. Sentiamo un forte odore di gas, ma è talmente grande il locale che non ci facciamo caso. Guardiamo da tutte le parti ma non troviamo alcuna persona e a quel punto usciamo dall’edifico. Siamo fuori dal PAC, nel cortile, stiamo parlando. Passano circa 30 secondi e sentiamo un boato : “..Il Pac è crollato…scappiamo! Fuori!” Enrico chiede al mio capo: “Cosa è successo?” lui risponde: “... non lo sappiamo abbiamo sentito solo un forte boato dentro il PAC”.
Alle ore 6,15 l’azienda del metano riesce a bloccare il flusso del gas. Non ci sono più fiamme. A quel punto guardiamo la voragine… fa spavento per come è grande. Non ci sembra possibile che lo scoppio di un’automobile possa aver provocato una devastazione così.
Alle 8.30 sul posto arrivano i nostri colleghi del turno montante per darci il cambio. Nessuno parla. Prendiamo la nostra borsa d’intervento e tutti in silenzio, ognuno immerso nei sui pensieri, saliamo sul pullman. Arriviamo nella sede centrale di via Messina, scendiamo dal mezzo, ci salutiamo con un abbraccio e andiamo a fare la doccia. Finito di lavarmi vado nella mia camerata, mi siedo sul letto e continuo a pensare … e dentro di me mi chiedo: “ … Ma perché hanno colpito noi? … noi che aiutiamo la gente. La popolazione ci chiama quando ha bisogno d’aiuto e noi corriamo. Non facciamo differenza per nessuno. Corriamo sempre, per tutti, mettendo in pericolo anche la nostra vita stessa. Allora … perché a noi tutto questo male ?”.
Mi accorgo che si sono fate le 10,00. Devo correre a casa, mia moglie avrà visto la televisione, avrà sentito la notizia, sarà preoccupata per me, avrà chiamato in sede … mah ? Mi vesto velocemente, scendo nel parcheggio. Prendo la macchina e corro a casa. Imbocco l’autostrada per fare più veloce. Uscendo al casello trovo un posto di blocco dei Carabinieri. Mi fermano, patente e libretto. Il Carabiniere mi guarda e mi chiede: “Ma lei cosa ha fatto stanotte? ..non vede che faccia ha? “ gli rispondo: “Sono un Vigile del Fuoco e sto tornando a casa. Stanotte ero in Via Palestro.” Mi guarda negli occhi e mi dice: “Vada a casa”.
Arrivo a casa, mia moglie è sull’uscio della porta, ha gli rossi occhi e pieni di lacrime. “Ho visto la televisione. Stanotte ho telefonato in caserma e i tuoi colleghi mi hanno rassicurato che non ti era successo niente. Dai, vai a letto a riposare. Ne parliamo dopo”. Per rispetto dei miei colleghi e dei loro famigliari ho voluto raccontare solo una parte di ciò che quella notte ho visto e vissuto.
Oggi, come allora, penso che loro, i NOSTRI CINQUE EROI, siano caduti vittime per mani malvage di chi vuole a tutti i costi il potere. Certo che i nostri colleghi, Vig. Sergio Pasotto (detto Paso), C.S. Stefano Picerno, Vig. Carlo La Catena, il Vigile Urbano Alessandro Ferrari e il venditore ambulante Driss Moussafir, SIANO STATE VITTIME DI UNA STRAGE MAFIOSA VOLTA A RICCATTARE LO STATO, ORA SIANO CINQUE ANGELI. Così come sono certo che i nostri colleghi, ora che sono lassù in paradiso, abbracciati dalla nostra Santa Barbara, ci proteggano in ogni giorno e in ogni notte nel nostro lavoro.
Milano, martedì 27 luglio 1993.
Ore 20.00. Inizio servizio “Turno C” nella sede del Comando Provinciale di Via Messina. Andiamo tutti nel corridoio che si trova di fianco all’ufficio dell’Aiutante (Capo Turno) e in silenzio ascoltiamo il Vice Aiutante (Enrico) che legge il listone di servizio. A voce alta chiama le varie partenze e i nominativi che le compongono. “….Prima partenza, camera 9 e 11, Capo Squadra presente, Vigili presenti, …seconda, scala, carro soccorso, fiamma, gru, lettiga ….”. L’ adunata è terminata alle consegne.
Il cortile partenze prende vita, gli autisti portano fuori i mezzi di soccorso dalle rimesse ed il personale si avvicina all’automezzo assegnatogli per il controllo ordinario del materiale. In attesa della prova radio si chiacchera e, visto che fa caldo, si scherza con l’acqua. Il Capo ci riprende subito: “Dai ragazzi basta scherzare dobbiamo salire in mensa”.
In mensa ceniamo (ogni squadra ad un tavolo) e poi ci si ritrova al bar a bere un buon caffe. C’è chi si siede a chiacchierare, chi gioca a calcio balilla, chi a carte e chi va in “terrazza Martini”, famosa Terrazza milanese che domina il centro storico,… ma per i Vigili del Fuoco di Milano ... “il balcone” al terzo piano della sede centrale ubicato sulla sinistra prima di entrare nella sala bar. Ancor oggi, questo balcone, è luogo d’incontro per i pompieri dove si discute di interventi, politica e sindacato. I nostri anziani dicevano che su quella terrazza era stata più volte disfatta e rifatta l’Italia.
Ore 22.00. Le campane suonano i tre segnali di preavviso, cala il silenzio in attesa del secondo segnale che indica la partenza che deve intervenire. Un suono lungo e tre corti: è la prima partenza, la nostra. Velocemente scendiamo dai pali e di corsa siamo davanti alla porta d’uscita e al centralino (oggi sala operativa) saliamo sull’automezzo di partenza (APS 160). Il Capo parla con l’autista e gli dice (se non ricordo male) di recarsi in Via Bel Gioioso a Milano. L’autista accende la sirena e ci avviamo per raggiungere il luogo dell’intervento. C’è poco traffico, il Capo gira la testa e rivolgendosi verso di noi dice: “ragazzi incendio rifiuti con vicino un’automobile”.
Ci prepariamo all’intervento. Indossiamo l’elmetto, il nomex e decidiamo come intervenire. Arriviamo sul posto. Davanti a noi un grande cumulo di immondizia e vicino, parcheggiata, un’autovettura che stava prendendo fuoco. Immediatamente riusciamo a circoscrivere l’incendio e subito dopo a spegnerlo completamente. Riposizioniamo il materiale sull’autopompa e ci instradiamo per rientrare in sede. Il Capo, via radio, comunica al centralino il nostro rientro. Stiamo per imboccare Via MacMaon mentre via radio sentiamo il Capo (Stefano), dell’ APS della sede di Benedetto Marcello, che comunica al centralino: “Vediamo dei fili all’interno del bagagliaio della macchina...”. Poi le comunicazioni via radio sono molto frastagliate. L’operatore del centralino risponde qualcosa ma non riusciamo a capire. Passano alcuni minuti e via radio sentiamo l’autista dell’APS di Benedetto Marcello (Paolo) che, con voce forte, urla: “ E’ SCOPPIATA !! CORRETE E’ SCOPPIATA!!”
Noi sbalorditi chiediamo al capo (Franco): “cosa è successo?”
Nello stesso momento il centralino, via radio, ci chiama: “Prima partenza per il centralino” - “Avanti per la prima partenza” – “Recatevi in sirena in Via Palestro a Milano, davanti al padiglione del PAC, per uno scoppio, si presume che ci siano feriti.” Il nostro autista (Bobo) subito accende la sirena, accelera e chiede al Capo: “Da dove prendiamo Via Palestro?” Il Capo gli risponde: “ Entriamo da Piazza Cavour, è la strada più veloce”. In pochi minuti siamo in Piazza Cavour e da qui imbocchiamo Via Palestro. L’asfalto della via era completamente ricoperto di foglie… sembrava un prato verde. “Bobo !! Bobo !! Attento!! in mezzo alla strada c’è qualcosa”. Sterzando velocemente il nostro autista evita l’ostacolo. Bobo: “Ma cosa era cosi grande?” Non ho capito. Mentre ci avvicinavamo al PAC scorgiamo delle fiamme altissime. Siamo giunti davanti al PAC. Sto guardando fuori dal finestrino e grido: “ Bobo !! fermati, fermati!! Ci sono dei colleghi distesi a terra”. Bobo blocca con una frenata l’APS, scendiamo in due, l’APS prosegue per fermarsi alcuni metri più avanti. Vediamo sulla nostra sinistra tre persone distese a terra, la sagoma della nostra lettiga, altre ambulanze e gli operatori sanitari che li stanno assistendo. In quel momento vediamo arrivare verso di noi, Paolo, l’autista dell’APS di Benedetto Marcello che grida: “ Angelo! Angelo!” Io chiedo incredulo: “Paolo...cosa è successo?? ..cosa è successo??” Lui, con uno sguardo disorientato, mi dice gridando: “ Non ci sento più!! …è scoppiata! …è scoppiata!” “ Paolo, vai lì! ci sono gli operatori sanitari. Fatti portare subito in ospedale”. Ci voltiamo verso il parco e davanti a noi un corpo disteso a terra rivolto verso il parco. “Angelo! è un collega” immediatamente ci precipitiamo su di lui, sentiamo il polso, non c’è polso non respira, iniziamo la respirazione bocca a bocca e il massaggio cardiaco, ci diamo il cambio e continuiamo a ripeterci dandoci forza: “Avanti ! Avanti! Avanti! Dai che ce la facciamo”. Dopo alcuni minuti si presenta di fianco a noi il Professor Veronesi. “...Professore ci aiuti!” ...il Professore si china sul nostro collega e subito dopo scuote la testa. “ Professore cosa c’è?” “...” Ragazzi purtroppo il vostro collega è morto” NO! NO! NO! Il professore ci dice: “Qui non posso fare più niente. Vado nel parco forse li hanno bisogno di me”. Noi rimaniamo lì, con il nostro collega, ...gli chiudiamo gli occhi e gli togliamo dalla testa l’elmetto appoggiandoglielo sul suo cuore e, solo in quel momento, ci accorgiamo che nella parte posteriore c’era un grande foro… poi con un telo lo copriamo mandandogli un ultimo bacio.
Andiamo dal nostro Capo e nel frattempo vediamo tanta gente che è arrivata sul posto, altri colleghi, il Comandante, i Funzionari, i Carabinieri, il Magistrato e altre autorità locali. Le fiamme sono ancora alte ed escono continuamente da una voragine che si era aperta nel manto stradale. Il Capo ci dice che è gas che sta bruciando ... l’esplosione ha rotto una tubazione principale sembra per un diametro di 200 o 300 millimetri.
Mi avvicino ad un collega per dagli il cambio alla manichetta, ma il Vice Aiutante (Enrico) mi ordina di andare insieme ad altri colleghi nel parco ad ispezionare le piante perché è arrivata una comunicazione che sembra ci siano delle persone ferite sulle piante.
Mi incammino con i colleghi verso il parco e guardiamo accuratamente da tutte le parti non trovando alcuna persona. Ritorno verso la mia squadra, parlo con Bobo e lui mi dice: “Angelo ma cosa era quell’oggetto in mezzo alla strada? … andiamo a vedere”. Percorrendo la via guardiamo le piante erano tutte spoglie e piene di fori, a circa trenta metri dalla voragine troviamo l’autopompa della sede di Marcello, ci fermiamo a guardarla, io mi metto le mani sul volto pensando: “..Dio mio ma cosa è succeso?”. La carrozzeria era completamente piena di buchi... sembrava che gli avessero scaricato contro una raffica di proiettili. Proseguiamo, mentre sembrava di camminare su un prato di foglie, a circa cento metri da dove era esplosa la bomba, al centro della strada vediamo il blocco motore della macchina e Bobo: “…Ecco Angelo cos’era che ci siamo trovati davanti. Tutti e due ci guardiamo negli occhi sbalorditi: “Non è possibile una devastazione del genere! Quanta forza aveva quella bomba? ”. Ritorniamo dalla nostra squadra, in silenzio, ogni tanto ci guardiamo negli occhi e nessuno dei due pronuncia parola.
Sono le 4 del mattino, arriviamo dove si trovavano i nostri colleghi, le fiamme continuano ad uscire ancora dalla voragine. L’azienda del gas non riesce a bloccare la fuoriuscita. Ci dicono che hanno dei problemi. Si avvicina una seconda volta il Vice Aiutante e mi chiede di seguirlo. Dobbiamo ispezionare l’interno del PAC, dicono che forse c’è una donna dentro.
Io, lui e un altro Capo (Angelo, Enrico e Franco) come entriamo nel PAC, notiamo subito che non c’era illuminazione. Capiamo anche che non ci sarebbe stato bisogno di una lampada per vedersi intorno…il bagliore delle fiamme che penetrava dalle finestre diffondeva comunque luce in tutto l’ambiente. Sentiamo un forte odore di gas, ma è talmente grande il locale che non ci facciamo caso. Guardiamo da tutte le parti ma non troviamo alcuna persona e a quel punto usciamo dall’edifico. Siamo fuori dal PAC, nel cortile, stiamo parlando. Passano circa 30 secondi e sentiamo un boato : “..Il Pac è crollato…scappiamo! Fuori!” Enrico chiede al mio capo: “Cosa è successo?” lui risponde: “... non lo sappiamo abbiamo sentito solo un forte boato dentro il PAC”.
Alle ore 6,15 l’azienda del metano riesce a bloccare il flusso del gas. Non ci sono più fiamme. A quel punto guardiamo la voragine… fa spavento per come è grande. Non ci sembra possibile che lo scoppio di un’automobile possa aver provocato una devastazione così.
Alle 8.30 sul posto arrivano i nostri colleghi del turno montante per darci il cambio. Nessuno parla. Prendiamo la nostra borsa d’intervento e tutti in silenzio, ognuno immerso nei sui pensieri, saliamo sul pullman. Arriviamo nella sede centrale di via Messina, scendiamo dal mezzo, ci salutiamo con un abbraccio e andiamo a fare la doccia. Finito di lavarmi vado nella mia camerata, mi siedo sul letto e continuo a pensare … e dentro di me mi chiedo: “ … Ma perché hanno colpito noi? … noi che aiutiamo la gente. La popolazione ci chiama quando ha bisogno d’aiuto e noi corriamo. Non facciamo differenza per nessuno. Corriamo sempre, per tutti, mettendo in pericolo anche la nostra vita stessa. Allora … perché a noi tutto questo male ?”.
Mi accorgo che si sono fate le 10,00. Devo correre a casa, mia moglie avrà visto la televisione, avrà sentito la notizia, sarà preoccupata per me, avrà chiamato in sede … mah ? Mi vesto velocemente, scendo nel parcheggio. Prendo la macchina e corro a casa. Imbocco l’autostrada per fare più veloce. Uscendo al casello trovo un posto di blocco dei Carabinieri. Mi fermano, patente e libretto. Il Carabiniere mi guarda e mi chiede: “Ma lei cosa ha fatto stanotte? ..non vede che faccia ha? “ gli rispondo: “Sono un Vigile del Fuoco e sto tornando a casa. Stanotte ero in Via Palestro.” Mi guarda negli occhi e mi dice: “Vada a casa”.
Arrivo a casa, mia moglie è sull’uscio della porta, ha gli rossi occhi e pieni di lacrime. “Ho visto la televisione. Stanotte ho telefonato in caserma e i tuoi colleghi mi hanno rassicurato che non ti era successo niente. Dai, vai a letto a riposare. Ne parliamo dopo”. Per rispetto dei miei colleghi e dei loro famigliari ho voluto raccontare solo una parte di ciò che quella notte ho visto e vissuto.
Oggi, come allora, penso che loro, i NOSTRI CINQUE EROI, siano caduti vittime per mani malvage di chi vuole a tutti i costi il potere. Certo che i nostri colleghi, Vig. Sergio Pasotto (detto Paso), C.S. Stefano Picerno, Vig. Carlo La Catena, il Vigile Urbano Alessandro Ferrari e il venditore ambulante Driss Moussafir, SIANO STATE VITTIME DI UNA STRAGE MAFIOSA VOLTA A RICCATTARE LO STATO, ORA SIANO CINQUE ANGELI. Così come sono certo che i nostri colleghi, ora che sono lassù in paradiso, abbracciati dalla nostra Santa Barbara, ci proteggano in ogni giorno e in ogni notte nel nostro lavoro.
Guarda la testimonianza di Angelo Re fatta nella Conferenza di Palermo del 26 maggio 2023
La notte della tragedia
I Funerali