La storia di Cremona.
di Fausto Fornari
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Per trovare le prime notizie sulla presenza dei Vigili del Fuoco nella nostra città, bisogna affrontare una attenta e minuziosa ricerca nell’Archivio di stato, dove alcuni documenti provano che sotto il Torrazzo apparvero le Guardie del Fuoco dell’esercito napoleonico verso il 1790.
Di quel periodo rimangono ricordi molto vivi per almeno tre avvenimenti memorabili: la ricostruzione del teatro Concordia (ora Teatro Ponchielli) progettato dall’architetto Canonica (1808) ; la costruzione del nuovo cimitero urbano (1809) e l’istituzione di regolare servizio di “diligenza” con Milano. In questo panorama di avvenimenti il fuoco ha la ribalta, perché l’11 settembre 1806 carbonizzava il Concordia tanto amato dal suo fondatore, il marchese Giovanni Battista Nazzari. Nel 1808 il nuovo teatro veniva inaugurato dalla cittadinanza e dall’ arch. Canonica che lo aveva ricostruito, nella stessa area e con le stesse caratteristiche, anche se più ampio. Ma il 6 gennaio del 1824, per cause mai potute accertare, il Concordia veniva nuovamente distrutto dal fuoco, in modo irreparabile. Fu proprio questa nuova catastrofe a sollecitare la nascita anche a Cremona di un corpo di Pompieri, voluto dalle autorità comunali del tempo che “copiarono” la città di Mantova, la quale, tra le prime in Italia, si era dotata di un suo corpo speciale di vigili destinati ai compiti di accenditori” e di “estintori di incendi”. È necessario chiarire che la voce “accenditori” non va letta come appiccatori di incendi, ma come addetti alla pubblica illuminazione che, essendo a gas, necessitava di personale il quale, ad ore stagionalmente determinate, accendesse e spegnesse l’illuminazione pubblica. A questo punto è però’ d’obbligo una disgressione, fondamentale anche se molto succinta, per capire l’evoluzione di questo corpo di pronto intervento. E’ nel settecento che i pompieri fanno la loro apparizione, con un minimo di organizzazione, perché fino a metà di quel secolo, erano i cittadini volontari ad intervenire per circoscrivere gli incendi. Siccome i tetti delle case erano quasi tutti in legno, si battevano contro le fiamme con delle specie di zappe nell’intento di isolare gli edifici adiacenti. Per questo motivo erano chiamati “zappatori”. Altri volontari erano invece impegnati a trasportare acqua a mezzo delle brente, solitamente usate per il vino, da versare in pompe a mano che con modesti getti convogliavano il liquido sull’incendio tramite tubazioni di canapa. Quest’ultimi erano chiamati “brentatori”. Riprendiamo da un documento dell’epoca “Le macchine adibite all’estinzione degli incendi erano custodite in un edificio del Comune, sotto gli uffizi dell’Illustrissimo Regio Tribunale, con una apertura carrozzabile prospicente all’ex Piazza degli Ortolani (ora Largo Boccaccino)”. Seguendo anche a Cremona, con notevoli ritardi per mancanza di fondi, lo schema mantovano, gli antincendiari erano detti anche “accenditori”, perché tutte le mattine e le sere s’incontravano per le vie della città a dare e togliere il gas alla pubblica illuminazione. A Cremona una data da ricordare per la nascita di un primo nucleo di Pompieri (cosi’ definiti per il possesso, finalmente, di pompe più potenti e moderne per l’epoca) è il 18 febbraio del 1851 quando Andrea Poloni firma un contratto decennale per “manutenzione, custodia e direzione delle macchine del Comune”. Il contratto consisteva nel portare le macchine con le relative attrezzature, ove si fosse manifestato un incendio, per favorire l’intervento dei Pompieri.
Da alcune lettere rinvenute presso l’Archivio di Stato, si è potuto appurare che la segnalazione di un incendio veniva effettuata tramite l’esposizione di una bandiera sulla Torre Alta (il Torrazzo) usando di notte fanali ad olio. Queste segnalazioni erano di competenza di Giuseppe Giardini, campanaro, avvertito a sua volta dal primo dei cittadini che “avvistava l’incendio”. Bandiera e fanale, venivano esposti verso la località ove divampavano le fiamme, nell’intento di indirizzare i volontari. Le macchine idrauliche del Comune, trainate a mano, qualche volta più fortunatamente da cavalli, operavano solo in Cremona. Dal 1872, con il contributo dei comuni del contado, si arriverà ad un servizio geograficamente più ampio. Nel frattempo a Cremona, su richiesta del campanaro Giardini, il podestà autorizzava “la costruzione di un braccio di ferro per appendere il fanale sulla Torre Alta, per segnalare di notte un eventuale incendio”. Il primo dicembre del 1884, venne rinnovato il contratto per la manutenzione delle pompe le quali però, invece d’essere ammassate in un unico locale, vennero dislocate già “pronte all’uso” in cinque diversi punti della città, puntualmente citati: 1) In Palazzo Municipale (dove adesso c’è il bar sotto ai portici del Comune): 1 pompa per servizio dei portici; una pompa aspirante-premente portante le acque al piano superiore del Palazzo Municipale; pompa aspirante-premente avente sede nel cortile rustico; pompa aspirante-premente del caffè avente sede sede nella cantina del Palazzo Municipale. 2) In Palazzo Ponzoni (adesso ALA-PONZONE) in C.so Vittorio Emanuele II° (adesso ci sono alcuni uffici comunali): pompa aspirante-premente posta nel secondo cortile a destra di chi entra dalla porta principale. 3) In Palazzo del Tribunale ( sull’angolo di via R. Manna e via dei Tribunali) : numero due pompe aspiranti-prementi entrambe installate nelle pareti dei sotterranei; pompa a cippo posta sul lato nord del cortile municipale. 4) Pubblico Macello (in via della Beccherie vecchie, attuale via Solferino): numero quattro pompe tutte aspiranti. 5) Archivio Notarile (allora sito in Palazzo Cittanova): pompa aspirante-premente situata al piano terreno e dal lato del cortile rustico. Vi erano altri luoghi in città dove erano posizionate altre pompe e materiali vari:
6) Località S. Marcellino (prima caserma dei Pompieri in via Cavallotti angolo via Rigotti), 7) Istituto Tecnico, Regio Ginnasio, Regio Liceo (in via Ginnasio ora via Cavallotti) 8) Casa Dati (in via Ugolani Dati ora Museo Civico e Biblioteca Statale), 9) Centro, via Alfeno Varo (ex scuole maschili e femminili), 10) Caserma Guardie Daziarie (allora sita in via Volturno), 11) Centro, via Decia (nelle scuole), 12) Ricevitoria P.ta Milano (nella parte nuova della ricevitoria della Dogana), 13) Centro, via Aporti (scuole maschili e femminili) 14) Caserma S. Giorgio (era in via S. Maria in Betlem vicino a Porta Mosa). POSIZIONAMENTO DELLE POMPE IN CITTA’ NELL’800
Conviene dire, per curiosità storica, che i pompieri continuavano a fare anche gli accenditori, perché a quel tempo, dicono i documenti “L’illuminazione delle vie, piazze e bastioni, esclusi il giardino di Piazza Roma ed il Corso Stradivari illuminati con due lampade ad arco voltaico, è costituita da 406 becchi a gas normali ed altri 222 becchi consimili muniti di reticella Duer, il cui consumo di gas è notevolmente inferiore ai primi. Anche a quei tempi era di moda il risparmio energetico. Il primo Corpo di Civici pompieri in servizio permanente effettivo, nasce però il 10 dicembre 1887, come si rileva dai documenti dell’Amministrazione comunale di Cremona, che elencano anche i nomi dei primi 20 uomini assunti e che riportiamo, con relativa professione, perché sono da ritenersi il nucleo storico dei nostri operatori di settore: Raffaele Monti fumista, Carlo Monti idraulico, Vittorio Monti idraulico, Enrico Bonetti ufficio edile, Riccardo Guindani lattoniere, Aurelio Carassi lattoniere, Leonildo Mara fabbro ferraio, Francesco Santini muratore, Alessandro Santini muratore Arcangelo Bardelli muratore, Luigi Lazzarini falegname, Luigi Mariani muratore, Giovanni Ghidelli muratore, Enrico Boschini idraulico, Giuseppe Franzini muratore, Francesco Vittori muratore, Alessandro Turini lattoniere, Alessandro Mari facchino, Roberto Guindani lattoniere e Andrea Fossa lattoniere. E’ istruttivo leggere le professioni degli assunti, tutti in qualche modo legati all’edilizia del tempo. Come dire “specializzati”. Alla lista dei Civici Pompieri, segue il testo molto lungo ed articolato del nuovo regolamento del Corpo. Noi citiamo solo alcuni articoli che reputiamo storicamente rilevanti. Come il primo che recita: Tutto il personale nel cui mezzo il municipio di Cremona deve provvedere: a) alla accensione, spegnimento e pulizia delle lampade per la pubblica illuminazione; b) alla consegna ed intimazione di lettere e pieghi; c) ai servizi di facchinaggio per gli uffici; d) allo spegnimento degli incendi e alla vigilanza relativa nei teatri e luoghi di pubbliche riunioni; e) ad altre emergenze di basso servizio (come l’innaffiatura delle strade nel periodo estivo), è organizzato nel Corpo di Civici Pompieri. La cui “ammissione”… sia dei comprimari come anche la nomina del pompiere Capo, sono di spettanza della Giunta Comunale” come prevede l’articolo 5. Il benessere di allora era era un po’ scarsino, se l’articolo 9 dice: “ La Giunta Municipale dovrà pronunciare il licenziamento dei Pompieri divenuti inabili a continuare il loro servizio”, riscattandosi paternalisticamente all’articolo successivo che recita: “ Se l’inabilità provenga da ferite o da infermità riportate in servizio ed in causa di esse, quando da tale ferita ed infermità fosse prodotta cecità od amputazione o perdita assoluta dell’uso delle mani e dei piedi, sarà dal Consiglio Comunale accordato un sussidio annuo non minore di lire 400, qualunque sia la durata del servizio prestato”. Alla faccia, visto anche l’articolo che segue “All’infuori di questo caso i Pompieri non hanno mai diritto a pensione”. Previsto soltanto un sussidio una tantum a discrezione dell’Amministrazione Comunale. Gli incendi nei teatri a Cremona Il ‘Teatro della Società' venne attaccato, nei primi anni dell'ottocento, da due incendi, il secondo dei quali, nel 1806 lo ridusse quasi in cenere. Venne subito programmata la ricostruzione affidandola al più noto architetto teatrale del momento Luigi Canonica Canonica realizzò una sala a ferro di cavallo, con quattro ordini di palchi e galleria e uno dei palcoscenici maggiori d'Italia. Esso prese il nome di Teatro della Concordia. La notte del 6 gennaio 1824 un nuovo incendio distrusse parzialmente la struttura, ripristinata dai cremonesi Rodi e Voghera. Essi rifecero quanto distrutto, allargando notevolmente il palcoscenico. Dopo il 16 gennaio 1886, alla morte del compositore cremonese A. Ponchielli, il Teatro prese il nome di “CONCORDIA/PONCHIELLI”, per assumere poi, dal 12 marzo 1907, la denominazione “ Teatro AMILCARE PONCHIELLI”. L’8 agosto 1880 un furioso incendio, distrusse completamente il Palazzo in legno eretto per l’Esposizione Industriale che si sarebbe dovuta inaugurare proprio in quei giorni assieme al nuovo Giardino Pubblico in P.zza Roma. Il 1° novembre 1896 a causa di un lume a petrolio posto tra le quinte, in uso, assieme ad altri per l’illuminazione di tutto il teatro venne completamente distrutto da un furioso incendio il piccolo Teatro Paolo Ferrari (non c’è il nome della via dove si trovava). Ancora, il 10 dicembre 1896, dicono le cronache, un gravissimo incendio distrusse completamente (per negligenza) il teatro Ricci (poi Politeama Verdi) che a causa della sua costruzione interamente in legno andò completamente distrutto. Per combattere il fuoco scese in campo anche l’esercito con il II° Reggimento Bersaglieri di stanza in città. |