Ignazio d'Addedda. L'eroico maresciallo
Ignazio d’Addedda nacque a Foggia il 16 settembre 1903.
A 19 anni entrò a far parte dell’Arma dei Carabinieri. Nel 1929 vinse il concorso per entrare nel Corpo delle Guardie Municipali di Foggia. Il suo orientamento di lavoro cambia con il terremoto del luglio del 1930 che sconvolse una vasta zona del Sud Italia, distruggendo paesi e abitati tra le province di Potenza, Matera, Foggia, Avellino e Benevento, provocando la morte di 1.404 persone prevalentemente nelle province di Avellino e Potenza. D’Addedda venne inviato in Basilicata a portare i soccorsi ai cittadini di Melfi e in quella drammatica circostanza decise di entrare nel Corpo dei Pompieri di Foggia. Ci riuscì due anni dopo. Presto divenne uno dei punti di riferimento per la riorganizzazione del Corpo Comunale. Erano anni in cui il fermento per giungere ad un unico organismo di difesa civile nazionale era forte e d’Addedda ne diventò localmente uno dei più attivi, tant’è che nel giugno 1939 fu nel gruppo degli oltre 1800 vigili del fuoco a partecipare a Roma al Primo Campo del neonato Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. |
Arriva la guerra e d’Addedda è tra i più attivi soccorritori insieme ad altre mitiche figure del 32° Comando, come Attilio Rinaldo e Francesco Colicchio, due eroi morti nei drammatici bombardamenti sulla città del 1943.
In quel terribile anno lo spazio aereo italiano era ormai saldamente nelle mani dell’aviazione alleata. Cominciò così anche per il sud dell’Italia il triste calvario di distruzione e morte. Qui le ragioni della logica dei bombardamenti della RAF britannica e della USAAF americana, erano ben diverse da quelle applicate per il nord industrializzato dove si voleva mettere in ginocchio la capacità produttiva italiana, sia bellica che civile. Nel nostro meridione, se si escludono gli obiettivi militari strategici come Napoli, Taranto, Brindisi, Palermo, Cagliari per i loro porti e Foggia per gli aeroporti, non esistevano grosse industrie, pertanto gli attacchi aerei erano perlopiù perseguiti per fiaccare e demoralizzare la pubblica opinione verso il regime fascista che da lì a pochi mesi avrebbe capitolato in questa porzione d’Italia.
Nel 1943 il Tavoliere, con i suoi oltre trenta aeroporti (Amendola, Castelluccio dei Sauri, Celone, Cerignola, Gino Lisa, Giulia, Giuliani, Lesina, Lucera, Lupara, Madna, Ortanova, Palata, Palmori, Pantanella, Ramitelli, Salsola, San Giovanni, San Nicola d'Arpi, Santa Giusta, San Severo, Schifata, Spinazzola, Stornara, Sterparone, Torre dei Junchi, Torretta, Tortorella, Trinitapoli, Triolo, Venosa, Vincenzo, divenne, insieme al porto di Napoli, uno degli obiettivi strategici degli Alleati per il controllo del sud Italia, subito dopo la conquista della Sicilia. Per questo motivo venne denominata Campagna Napoli/Foggia.
L’aviazione americana sottopose la città a duri attacchi diurni, al contrario di quanto avveniva al Nord bombardata di notte dalla RAF inglese. Gli effetti di tale diversa strategia, si manifestavano in modo diverso. Di notte le città si svuotavano della gente, le strade erano sgombre e le persone rimaste, generalmente pernottavano in luoghi sicuri, o in ogni modo vicine a quei pochissimi rifugi antiaerei. Di giorno invece le città si animavano di gente che ritornava per lavorare, per andare a scuola, approvvigionarsi di beni, militari in transito. Quindi più vulnerabile.
Per questo generalmente al sud, le incursioni furono tremendamente più cruente che al nord. Gli effetti erano terrificanti, rovinosi.
D’Addedda insieme ai suoi uomini fu strenuamente impegnato a portare il soccorso alla popolazione foggiana, decimata dalle bombe americane.
Per quell’infaticabile impegno e per altre azioni, d’Addedda si guadagno numerosi riconoscimenti, come la Medaglia di Bronzo, conferitagli per un arduo salvataggio di tre automobilisti rimasti intrappolati nella loro auto intrappolati nella loro auto, “… dalla corrente ed affrontando le acque turbinose, raggiunta un’automobile riusciva a trarre in salvo tre passeggeri…”.
Dall’11 luglio al 14 agosto 1941venne dislocato a Napoli, oggetto di pesanti bombardamenti, insieme ai vigili del fuoco Attilio Rinaldo, Pasquale Lamparella, Antonio Botticella, Luigi Cicciotti e Angelo Nido.
Nel 1947 gli venne concessa la Medaglia d’Argento per un difficile intervento avvenuto l’8 novembre 1944, quando: “In seguito a bombardamenti aerei… un fabbricato minacciava rovina… avendo appreso che una bambina era rimasta abbandonata al primo piano, non esitava a raggiungere la piccola e riusciva appena in tempo a sottrarla a sicura morte”.
La grande esperienza ormai maturata gli permise di diventare istruttore antincendio, formando le giovani leve e i gruppi dell’UNPA (Unione Nazionale Protezione Antiaerea), una struttura di tipo volontaristica creata dal regime che da subito cadde nel discredito fra la popolazione. Sfiduciati, poco motivati verso i loro compiti e impreparati - le selezioni avvenivano con criteri che nulla avevano di professionale - in più di un’occasione i militi erano più di impaccio che di effettivo aiuto ai vigili del fuoco.
Per la città il mese di luglio fu nuovamente un mese di pene e denso di avvenimenti tragici. Dopo la relativa tranquillità di giugno con la sola incursione della notte del 21 che provocò 91 morti, il 15 luglio fu nuovamente bombardata dai B-17 F e dai B-24 D della Nona Forza Aerea Americana, decollati dalla base di Lete in Libia. Alle 14.35 quattro squadroni di superfortezze volanti, i Liberator, oltre a colpire di nuovo gli aeroporti, bombardarono violentemente la città. Questi possono essere definiti i primi veri bombardamenti terroristici, in quanto i piani di attacco non prevedevano solo la distruzione dei numerosissimi aeroporti militari, ma anche indiscriminatamente la città, con lo scopo di fiaccare il morale e la resistenza della gente, affinché si rivoltasse contro il regime.
Dunque dalle 14.45 alle 15.00 i bombardieri americani in soli quindici minuti lasciarono sulla loro scia 1293 morti foggiani. Il fatto più drammatico avvenne nella zona ferroviaria, dove si trovavano alcuni convogli carichi di bombe e carburante. Molti vagoni saltarono in aria con tutto il carico, innescando una reazione a catena. Una squadra di vigili del fuoco nel tentativo di sezionamento dei convogli venne investita dall’esplosione di uno dei vagoni. Due di loro perirono orribilmente dilaniati. Si trattava del vigile scelto Attilio Rinaldo e del vigile Francesco Paolo Colicchio.
Altri quindici vigili tra i quali d’Addedda, rimasero feriti. L’autopompa di Rinaldo rimase schiacciata da uno dei carri scaraventato via come una piccola cosa.
D’Addedda con i suoi uomini in quel terribile intervento per caso non rimasero coinvolti nell’esplosione del treno, ed ebbe un comportamento degno di grande rilievo, nonostante una ferita alla fronte, salvo solo grazie alla tenuta dell’elmo, tant’è che nel 1950 gli venne concessa una Pubblica Benemerenza con la seguente motivazione: “In occasione di un violento incendio sviluppatosi in un treno carico di munizioni, si prodigava, con coraggio ed elevato senso del dovere, nelle operazioni di spegnimento”.
Riuscì ad essere vicino a Rinaldo ferito mortalmente.
Quell’episodio, insieme ad altri di grande rilievo, fu determinante per la concessione della Medaglia d’Oro alla Città di Foggia, dove: «In occasione dei devastanti attacchi e bombardamenti aerei del 22 luglio e del 19 agosto 1943, la popolazione della città di Foggia seppe dare sublime testimonianza di coraggio e di altruismo allorché, con spregio del gravissimo pericolo della vita in atto, suoi figli civili e militarizzati seppero tra immani difficoltà impedire che i rovinosi incendi fossero portati a conseguenze più gravi e le vittime moltiplicassero, prodigandosi, mentre gli spezzoni venivano ancora furiosamente lanciati, oltre che nei soccorsi, nel sottrarre con lucida e provvida determinazione a ulteriori deflagrazioni e distruzioni i convogli ferroviari carichi di munizioni. Successivamente, nonostante quelle indicibili sofferenze e pesanti distruzioni, altri suoi figli trovarono la forza di opporsi in armi al nemico ostacolando, con rinnovato vigore, la manovra in ritirata delle truppe tedesche nei sobborghi della città, ormai sepolta sotto le macerie. Foggia, luglio – settembre 1943».
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, il maresciallo d’Addedda si ritrova prigioniero dei tedeschi, non più alleati ma nemici. Un dispaccio del Comando Militare della città firmato dal generale Felice Carpedoni, imponeva la deposizione di tutte le armi. D’Addedda e i suoi vigili di stanza al Borgo Segezia a pochi chilometri dalla città, il 9 settembre rifiutano la consegna delle armi e presto vengono fatti prigionieri dai tedeschi. Deportati all’aeroporto “Gino Lisa” d’Addedda insieme ad altri progetta l’evasione che viene attuata l’11 con la fuga di tutti i suoi uomini e lui stesso.
Passa la guerra e si avvia lentamente la ricostruzione del Paese. Si costruisce molto e spesso si costruisce male e in fretta.
Avvenne a Barletta in via Canosa 7.
Nel suo ultimo giorno di servizio, la cui conclusione non poteva avvenire nella più totale normalità dettata dalla felice circostanza, ma ancora all’insegna del rischio e del più alto senso del dovere, a Barletta crolla una casa. Era il 16 settembre 1959 e d’Addedda si ritrovò tra le macerie sminuzzate di quella casa a coordinare le operazioni del contingente dei vigili di Foggia, impegnato ad estrarre le 58 vittime e i 13 sopravvissuti.
Il 3 maggio del 2000, dopo una intensa vita professionale e privata, Ignazio d’Addedda muore.
I suoi colleghi eressero al cimitero cittadino un cippo marmoreo, mentre la Città gli intitolò una via.
Il suo nome rimarrà sempre vivo nella memoria dei suoi colleghi e dei suoi concittadini.
In quel terribile anno lo spazio aereo italiano era ormai saldamente nelle mani dell’aviazione alleata. Cominciò così anche per il sud dell’Italia il triste calvario di distruzione e morte. Qui le ragioni della logica dei bombardamenti della RAF britannica e della USAAF americana, erano ben diverse da quelle applicate per il nord industrializzato dove si voleva mettere in ginocchio la capacità produttiva italiana, sia bellica che civile. Nel nostro meridione, se si escludono gli obiettivi militari strategici come Napoli, Taranto, Brindisi, Palermo, Cagliari per i loro porti e Foggia per gli aeroporti, non esistevano grosse industrie, pertanto gli attacchi aerei erano perlopiù perseguiti per fiaccare e demoralizzare la pubblica opinione verso il regime fascista che da lì a pochi mesi avrebbe capitolato in questa porzione d’Italia.
Nel 1943 il Tavoliere, con i suoi oltre trenta aeroporti (Amendola, Castelluccio dei Sauri, Celone, Cerignola, Gino Lisa, Giulia, Giuliani, Lesina, Lucera, Lupara, Madna, Ortanova, Palata, Palmori, Pantanella, Ramitelli, Salsola, San Giovanni, San Nicola d'Arpi, Santa Giusta, San Severo, Schifata, Spinazzola, Stornara, Sterparone, Torre dei Junchi, Torretta, Tortorella, Trinitapoli, Triolo, Venosa, Vincenzo, divenne, insieme al porto di Napoli, uno degli obiettivi strategici degli Alleati per il controllo del sud Italia, subito dopo la conquista della Sicilia. Per questo motivo venne denominata Campagna Napoli/Foggia.
L’aviazione americana sottopose la città a duri attacchi diurni, al contrario di quanto avveniva al Nord bombardata di notte dalla RAF inglese. Gli effetti di tale diversa strategia, si manifestavano in modo diverso. Di notte le città si svuotavano della gente, le strade erano sgombre e le persone rimaste, generalmente pernottavano in luoghi sicuri, o in ogni modo vicine a quei pochissimi rifugi antiaerei. Di giorno invece le città si animavano di gente che ritornava per lavorare, per andare a scuola, approvvigionarsi di beni, militari in transito. Quindi più vulnerabile.
Per questo generalmente al sud, le incursioni furono tremendamente più cruente che al nord. Gli effetti erano terrificanti, rovinosi.
D’Addedda insieme ai suoi uomini fu strenuamente impegnato a portare il soccorso alla popolazione foggiana, decimata dalle bombe americane.
Per quell’infaticabile impegno e per altre azioni, d’Addedda si guadagno numerosi riconoscimenti, come la Medaglia di Bronzo, conferitagli per un arduo salvataggio di tre automobilisti rimasti intrappolati nella loro auto intrappolati nella loro auto, “… dalla corrente ed affrontando le acque turbinose, raggiunta un’automobile riusciva a trarre in salvo tre passeggeri…”.
Dall’11 luglio al 14 agosto 1941venne dislocato a Napoli, oggetto di pesanti bombardamenti, insieme ai vigili del fuoco Attilio Rinaldo, Pasquale Lamparella, Antonio Botticella, Luigi Cicciotti e Angelo Nido.
Nel 1947 gli venne concessa la Medaglia d’Argento per un difficile intervento avvenuto l’8 novembre 1944, quando: “In seguito a bombardamenti aerei… un fabbricato minacciava rovina… avendo appreso che una bambina era rimasta abbandonata al primo piano, non esitava a raggiungere la piccola e riusciva appena in tempo a sottrarla a sicura morte”.
La grande esperienza ormai maturata gli permise di diventare istruttore antincendio, formando le giovani leve e i gruppi dell’UNPA (Unione Nazionale Protezione Antiaerea), una struttura di tipo volontaristica creata dal regime che da subito cadde nel discredito fra la popolazione. Sfiduciati, poco motivati verso i loro compiti e impreparati - le selezioni avvenivano con criteri che nulla avevano di professionale - in più di un’occasione i militi erano più di impaccio che di effettivo aiuto ai vigili del fuoco.
Per la città il mese di luglio fu nuovamente un mese di pene e denso di avvenimenti tragici. Dopo la relativa tranquillità di giugno con la sola incursione della notte del 21 che provocò 91 morti, il 15 luglio fu nuovamente bombardata dai B-17 F e dai B-24 D della Nona Forza Aerea Americana, decollati dalla base di Lete in Libia. Alle 14.35 quattro squadroni di superfortezze volanti, i Liberator, oltre a colpire di nuovo gli aeroporti, bombardarono violentemente la città. Questi possono essere definiti i primi veri bombardamenti terroristici, in quanto i piani di attacco non prevedevano solo la distruzione dei numerosissimi aeroporti militari, ma anche indiscriminatamente la città, con lo scopo di fiaccare il morale e la resistenza della gente, affinché si rivoltasse contro il regime.
Dunque dalle 14.45 alle 15.00 i bombardieri americani in soli quindici minuti lasciarono sulla loro scia 1293 morti foggiani. Il fatto più drammatico avvenne nella zona ferroviaria, dove si trovavano alcuni convogli carichi di bombe e carburante. Molti vagoni saltarono in aria con tutto il carico, innescando una reazione a catena. Una squadra di vigili del fuoco nel tentativo di sezionamento dei convogli venne investita dall’esplosione di uno dei vagoni. Due di loro perirono orribilmente dilaniati. Si trattava del vigile scelto Attilio Rinaldo e del vigile Francesco Paolo Colicchio.
Altri quindici vigili tra i quali d’Addedda, rimasero feriti. L’autopompa di Rinaldo rimase schiacciata da uno dei carri scaraventato via come una piccola cosa.
D’Addedda con i suoi uomini in quel terribile intervento per caso non rimasero coinvolti nell’esplosione del treno, ed ebbe un comportamento degno di grande rilievo, nonostante una ferita alla fronte, salvo solo grazie alla tenuta dell’elmo, tant’è che nel 1950 gli venne concessa una Pubblica Benemerenza con la seguente motivazione: “In occasione di un violento incendio sviluppatosi in un treno carico di munizioni, si prodigava, con coraggio ed elevato senso del dovere, nelle operazioni di spegnimento”.
Riuscì ad essere vicino a Rinaldo ferito mortalmente.
Quell’episodio, insieme ad altri di grande rilievo, fu determinante per la concessione della Medaglia d’Oro alla Città di Foggia, dove: «In occasione dei devastanti attacchi e bombardamenti aerei del 22 luglio e del 19 agosto 1943, la popolazione della città di Foggia seppe dare sublime testimonianza di coraggio e di altruismo allorché, con spregio del gravissimo pericolo della vita in atto, suoi figli civili e militarizzati seppero tra immani difficoltà impedire che i rovinosi incendi fossero portati a conseguenze più gravi e le vittime moltiplicassero, prodigandosi, mentre gli spezzoni venivano ancora furiosamente lanciati, oltre che nei soccorsi, nel sottrarre con lucida e provvida determinazione a ulteriori deflagrazioni e distruzioni i convogli ferroviari carichi di munizioni. Successivamente, nonostante quelle indicibili sofferenze e pesanti distruzioni, altri suoi figli trovarono la forza di opporsi in armi al nemico ostacolando, con rinnovato vigore, la manovra in ritirata delle truppe tedesche nei sobborghi della città, ormai sepolta sotto le macerie. Foggia, luglio – settembre 1943».
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, il maresciallo d’Addedda si ritrova prigioniero dei tedeschi, non più alleati ma nemici. Un dispaccio del Comando Militare della città firmato dal generale Felice Carpedoni, imponeva la deposizione di tutte le armi. D’Addedda e i suoi vigili di stanza al Borgo Segezia a pochi chilometri dalla città, il 9 settembre rifiutano la consegna delle armi e presto vengono fatti prigionieri dai tedeschi. Deportati all’aeroporto “Gino Lisa” d’Addedda insieme ad altri progetta l’evasione che viene attuata l’11 con la fuga di tutti i suoi uomini e lui stesso.
Passa la guerra e si avvia lentamente la ricostruzione del Paese. Si costruisce molto e spesso si costruisce male e in fretta.
Avvenne a Barletta in via Canosa 7.
Nel suo ultimo giorno di servizio, la cui conclusione non poteva avvenire nella più totale normalità dettata dalla felice circostanza, ma ancora all’insegna del rischio e del più alto senso del dovere, a Barletta crolla una casa. Era il 16 settembre 1959 e d’Addedda si ritrovò tra le macerie sminuzzate di quella casa a coordinare le operazioni del contingente dei vigili di Foggia, impegnato ad estrarre le 58 vittime e i 13 sopravvissuti.
Il 3 maggio del 2000, dopo una intensa vita professionale e privata, Ignazio d’Addedda muore.
I suoi colleghi eressero al cimitero cittadino un cippo marmoreo, mentre la Città gli intitolò una via.
Il suo nome rimarrà sempre vivo nella memoria dei suoi colleghi e dei suoi concittadini.