La sede Volontaria di Nole Canavese.
di Pietro Costantino
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Il GRANDE INCENDIO DI NOLE E LA MECCANIZZAZIONE DEL LOCALE CORPO POMPIERI
Nole Canavese, piccolo paese situato tra il capoluogo torinese e le Valli di Lanzo, negli anni ’20 del secolo scorso contava circa 3000 abitanti. Questa località era, al tempo, molto conosciuta in quanto vi era una grande produzione di fruste, le quali venivano esportate in tutta Europa. Intanto, il processo di industrializzazione stava correndo e, anche a Nole, numerosi opifici si erano insediati sul territorio, grazie all’abbondante presenza di canali e torrenti che servivano a creare forza motrice ed elettrica. Cascinali dediti principalmente all’allevamento e alla produzione di cereali erano molto diffusi, soprattutto per l’auto consumo. Viste tutte queste attività, che facevano largo uso di materiali facilmente incendiabili, nel 1887 fu necessario costituire un gruppo di operai antincendio comunale, il quale fu denominato “Corpo Pompieri di Nole”. Già da subito ebbero in dotazione una pompa a mano costruita dalla celeberrima ditta Berzia di Torino, che permise al neo corpo di estinguere numerosi incendi. La mattina di venerdì 12 marzo 1926, verso le ore 11, le campane poste sull’alto campanile della chiesa di san Vincenzo vennero suonate “a martello” per annunciare la presenza di un grave incendio nel centro dell’abitato nolese, esattamente tra le vie San Sebastiano e Mazzini. I locali pompieri, guidati dal comandante Antonio Rastello, si radunarono presso il municipio dove vi era il locale a loro assegnato e partirono alla volta del rogo trainando la pompa. La distanza era breve, circa 300 metri, e, in poco tempo, i pompieri giunti sul posto si disposero per affrontare al meglio le fiamme che stavano distruggendo un magazzino agricolo e le annesse abitazioni. Con i secchi di tela si riempiva la vasca della pompa, che mandava in pressione l’acqua alle lance dei pompieri, già sparpagliati sui coppi delle vicine abitazioni. Un numeroso drappello di cittadini si era intanto radunato vicino all’incendio per dare manforte ai sedici pompieri nolesi, che stavano cercando di tagliare la via alle fiamme verso il resto del rione e alla vicina fabbrica Finaff, impiegata nella produzione di freni e frizioni, ove vi erano immagazzinati numerosi litri di benzina. La voce di un grosso incendio a Nole si era sparsa in tutta la zona. I pompieri della vicina Villanova Canavese ne vennero a conoscenza e, agli ordini del comandante Giuseppe Savant, corsero verso il vicino paese in supporto ai colleghi. Anche lo stesso Michele Enrici, comandante dei pompieri di Ciriè, venendo allertato, radunò quindici suoi uomini e partì alla volta di Nole con una pompa a mano. Qualche cittadino nolese, probabilmente preso dal panico, si recò al posto pubblico telefonico e telefonò ai Civici Pompieri di Torino chiedendo il loro aiuto. Dalla caserma di Corso Regina 126 un’autopompa, ai comandi dell’ingegnere Mottura partì verso Nole. Intanto, sul luogo dell’incendio, un buon numero di pompieri, manovrando abilmente le loro tre pompe, coadiuvati dai cittadini, stavano avendo la meglio sul fuoco divoratore. All’arrivo dei pompieri torinesi l’incendio era già sotto controllo, ciò nonostante azionarono la loro autopompa alimentata dall’acqua del vicino canale comunale. Al termine delle operazioni di spegnimento si fece la conta dei danni: andarono distrutte 400 tonnellate di fieno, diversi attrezzi agricoli, masserizie e una casa d’abitazione. I sinistrati furono le famiglie Merlo Pich, Colomba, Paschero e Rollero con un ammontare di oltre 70.000 Lire di danni. In seguito, la città di Torino inviò al municipio di Nole l’onorario spettante al Corpo Pompieri di Torino che ammontava a 850 Lire, cifra gravosa per l’epoca. L’anno successivo, allo scoppio dell’incendio, il comandante Rastello dei pompieri di Nole rassegnò le dimissioni, per ragioni di salute, e il suo ruolo venne affidato a Vincenzo Costa, tenente di complemento decorato con medaglia di bronzo in seguito ad una sua coraggiosa azione, durante la guerra coloniale Italo-Turca in Libia. Il nuovo comandante, di mestiere agricoltore, dopo aver visto in azione l’autopompa dei pompieri di Torino portò avanti l’idea di acquistarne una simile. La proposta di Costa fu sostenuta e il comune nolese decise di acquistare un’autopompa FIAT 503 con relativa attrezzatura, per una spesa totale di 47.925 Lire. Fu organizzata una raccolta fondi tra i cittadini nolesi e, anche tramite un banco di beneficenza, presso la piazza comunale raccogliendo ben 5000 Lire. La fiammante autopompa fu inaugurata il 15 agosto 1927 davanti a tutta la cittadinanza. Il Corpo Pompieri di Nole fu la prima compagnia antincendio della zona Valli di Lanzo e Ciriacese ad acquistare un’autopompa, la quale fu subito messa in azione e adoperata per estinguere diversi incendi anche nei comuni limitrofi. Con la nascita del Corpo Nazionale Vigili del Fuoco l’autopompa nolese venne immatricolata con targa ministeriale VF279 e nel 1942, in pieno secondo conflitto mondiale, fu distaccata alla caserma di guerra istituita presso la palazzina di caccia di Stupinigi. Il 30 aprile 1945 lo stesso automezzo fu utilizzato per trasportare il feretro del vigile del fuoco Giuseppe Gibellino, perito il 27 aprile 1945 durante una battaglia di liberazione di Torino. Nel mese di giugno dello stesso anno l’”AP2” VF279 tornò a Nole dove rimase operativa fino al 1962 quando fu sostituita da un furgone Alfa Romeo. Fonti: La Stampa Archivio Comunale di Nole Archivio vigili del fuoco di Nole |