Il sacrifico di Rinaldo e Colicchio vigili del fuoco di Foggia.
Attilio Rinaldo
Paolo Colicchio
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La città di Foggia è stata la città italiana che più di altre soffrì numerosi e gravissimi bombardamenti da parte dell’aviazione americana nel corso della Seconda guerra mondiale, al pari di quanto soffrirono le città tedesche.
I bombardamenti sulla città iniziarono tardi rispetto alle altre città, tuttavia seppur breve e concentrato il periodo, gli attacchi maggiori si ebbero nella primavera/estate del 1943, Il numero delle vittime e i danni all’abitato fu davvero esteso, se si considera che all’epoca Foggia contava poco più di 70.000 abitanti. Il martirio della città, perché è di questo che si tratta, iniziò nel mese di maggio: il 28 il 30 e il 31. Il bilancio totale delle vittime di quelle tre incursioni fu gravissimo con 462 morti e centinaia di feriti. Il 28 mattina in una città già assolata di una estate che si preannunziava calda, popolatissima di operai e di studenti che si recavano al lavoro e a scuola, certamente nessuno si aspettava un attacco. Foggia era stata visitata dai bombardieri inglesi due anni prima, il 10 febbraio e il 21 luglio 1941, senza che però avesse subito gravi danni, tant’è che la gente si riteneva al sicuro pur essendovi nei dintorni numerosi campi di aviazione militari grandi e piccoli - trentadue - e un importante nodo ferroviario per il transito di uomini e mezzi diretti al fronte orientale. Nei documenti americani, il complesso aeroportuale di Foggia venne definito "Foggia Airfield Complex". L’estesa pianura del Tavoliere delle Puglie già dalla prima guerra mondiale si prestò molto bene per l’allestimento di un insieme di aeroporti e piste di decollo. Il numero venne notevolmente incrementato durante la seconda guerra mondiale, prima dalle forze dell'Asse, successivamente dalle forze alleate. La zona interessata si estendeva dal confine meridionale del Molise, fino all’odierna provincia di BAT (Barletta, Andria e Trani). Nel 1943 il Tavoliere, con i suoi trentadue aeroporti (Amendola, Castelluccio dei Sauri, Celone, Cerignola, Gino Lisa, Giulia, Giuliani, Lesina, Lucera, Lupara, Madna, Ortanova, Palata, Palmori, Pantanella, Ramitelli, Salsola, San Giovanni, San Nicola d'Arpi, Santa Giusta, San Severo, Schifata, Spinazzola, Stornara, Sterparone, Torre dei Junchi, Torretta, Tortorella, Trinitapoli, Triolo, Venosa, Vincenzo, divenne, insieme al porto di Napoli, l’obiettivo strategico degli Alleati per il controllo del Sud Italia, tant’è che venne denominata dagli alleati Campagna Napoli/Foggia. Dunque il 28 maggio alle ore 11.25 le sirene dell’antiaerea suonarono regolarmente, ma si pensava fosse come tante altre volte, quando segnalavano il passaggio di aerei alleati in transito, diretti chissà dove. Nessuno prestò molta attenzione. Invece quella mattina non fu così. Venti superfortezze volanti: i B-24 D, provenienti da sud, bombardarono la stazione ferroviaria e molte case adiacenti: via Monfalcone, viale XXIV Maggio. L’attacco per la verità non fece molti danni all’abitato, |
ma purtroppo fece moltissimi morti tra le persone colte di sorpresa per strada; trecento in tutto, più 100 feriti.
Ecco che la guerra, quella più terrificante, arrivò anche a Foggia tra lo stupore e il dolore generale.
Iniziò così la tragica sofferenza della città italiana più bombardata.
Lo spazio aereo italiano era ormai saldamente dominato dall’aviazione alleata: americana nel sud dell’Italia, inglese al nord. Tuttavia tra le due aviazioni esisteva una differenza sostanziale nella diversa tattica d’attacco. Gli americani preferivano bombardare di giorno, gli inglesi di notte.
Gli effetti di tale diversa strategia, si manifestavano in modo diverso. Di notte le città si svuotavano della gente, le strade erano sgombre e le persone rimaste, generalmente pernottavano in luoghi sicuri, o in ogni modo vicine a quei pochissimi rifugi antiaerei. Di giorno invece le città si animavano di gente che ritornava per lavorare, per andare a scuola, approvvigionarsi di beni, militari in transito. Quindi più vulnerabile. Per questo generalmente al sud, le incursioni furono tremendamente più cruente che al nord. Gli effetti erano terrificanti, rovinosi.
Per la città di Foggia il mese di luglio fu nuovamente un mese di pene e denso di avvenimenti tragici. Dopo la relativa tranquillità di giugno con la sola incursione della notte del 21 che provocò 91 morti, il 15 luglio fu nuovamente bombardata dai B-17 F e dai B-24 D della Nona Forza Aerea Americana, decollati da una base della Libia.
Alle 14.35 quattro squadroni di superfortezze volanti, i Liberator, oltre a colpire di nuovo gli aeroporti, bombardarono violentemente la città. Questi possono essere definiti i primi veri bombardamenti terroristici, in quanto i piani di attacco non prevedevano solo la distruzione dei numerosissimi aeroporti militari, ma anche indiscriminatamente la città, con lo scopo di fiaccare il morale e la resistenza della gente, affinché si rivoltasse contro il regime.
Dunque dalle 14.45 alle 15.00 i bombardieri americani in soli quindici minuti lasciarono sulla loro scia 1293 morti. Il fatto più drammatico avvenne nella zona ferroviaria, dove si trovavano alcuni convogli carichi di bombe e carburante. Molti vagoni saltarono in aria con tutto il carico, innescando una reazione a catena. Una squadra di vigili del fuoco nel tentativo di sezionamento dei convogli venne investita dall’esplosione di uno dei vagoni. Due di loro perirono orribilmente dilaniati. Si trattava del vigile scelto Attilio Rinaldo e del vigile Francesco Paolo Colicchio.
Il Vigile Scelto Attilio Rinaldo nacque a Foggia il 29 settembre del 1905. Nel 1930 entrò nel Corpo Municipale dei Vigili Urbani della sua città e dopo circa due anni chiese il trasferimento nel Corpo dei Pompieri Municipali.
In breve la sua carriera fu caratterizzata da una serie di grandi atti di valore professionale, che gli valsero numerosi encomi per dinamismo e generosità.
Nel 1940 fu nominato Vigile Scelto con la funzione di Comandante di squadra. La “sua guerra” da Capo Squadra iniziò l'11 febbraio 1941, presso la stazione ferroviaria di San Severo, bombardata dalle forze aeree alleate. Comandava una squadra di vigili del fuoco proveniente dal Comando di Cuneo, che si trovava a Foggia per un addestramento professionale.
Nell’estate del 1941 chiese di essere inviato a Napoli per dar man forte ai colleghi partenopei, impegnati a contrastare l’opera distruggitrice delle bombe alleate, sganciate in gran quantità sul porto e sui vicini quartieri.
Il 28 maggio 1943, quando iniziarono i bombardamenti su Foggia, Rinaldo era al suo posto, a difesa dei suoi concittadini, verso i quali si spese oltre ogni misura, così come aveva sempre fatto sino ad allora.
Francesco Paolo Colicchio nacque ad Anzano di Puglia il 19 dicembre 1908.
In un documento postumo alla sua morte, l'ex Capo Reparto Vincenzo Loprete, all'epoca suo giovane collega, ricorda così la figura di Colicchio: "Ricordo ancora con precisa lucidità ciò che accadde quel lontano 15 luglio 1943, giorno terribile in cui perse la vita il valoroso collega Francescopaolo Colicchio. Per quanto io ebbi a conoscere era un giovane con pochi anni più di me, lo ammiravo per la sua alta professionalità e umanità.
Ciò che mi ha colpito di più è stata la determinazione nei confronti di un pericolo imminente dato dal carico del treno in fiamme. Molti furono i solleciti a desistere da quella posizione da parte dei Capi squadra sul posto. Scolpita nella mia mente fu la risposta: piuttosto preferisco morire che vedere distrutta la città di Foggia.
E purtroppo accadde l'inevitabile, una forte esplosione scaraventò il povero Francescopaolo nello stesso vagone in fiamme, che stava spegnendo, dove morì bruciato.
Molto sofferta è questa mia dichiarazione ed il ricordo di quel giorno mi fa ancora inorridire".
La strada di Attilio e di Francesco purtroppo si interruppe quel giorno.
Al centralino della Caserma Centrale del 32° Corpo dei Vigili del Fuoco di Foggia, allora in via Castiglione angolo via Onorato, arrivò l’allarme per un gravissimo incendio allo scalo ferroviario della città. Dall’altra parte del filo una voce concitatissima di un ferroviere, urlò che erano stati centrati dalle bombe americane numerosi carri ferroviari carichi di munizioni e di benzina (si stima che circa trecento carri stazionavano in quel momento).
Quel giorno Rinaldo dirigeva la sua solita squadra la 3°, e gli venne assegnata l’autopompa più moderna e veloce del parco macchine, un’OM Loc. Della sua squadra faceva parte il Vigile Volontario Francesco Paolo Colicchio.
Dal portone della caserma uscirono tre squadre. Tutte avevano la stessa destinazione: lo scalo del Parco Ferroviario Militare. Percorrevano via Onorato e poi via Conte Appiano, dirette in Piazza Cavour dove avrebbero svoltato a sinistra in via Lorenzo Scillitani. Qui su quel lungo rettilineo, l’autopompa “OM Loc” di Rinaldo, poiché più veloce delle altre, le superò agevolmente, tanto da posizionarsi per prima sul luogo delle operazioni.
Nello scalo ferroviario in quel momento, colpiti da alcune bombe aeree, bruciavano numerosi carri carichi di munizioni e bombe. Un altro convoglio di ferrocisterne trasportava un ingente carico di benzina. La squadra di Rinaldo immediatamente attaccò la parte del convoglio maggiormente coinvolta dall’incendio. Il pericolo di una furiosa esplosione era seriamente incombente. Rinaldo con l’aiuto di Paolo tentarono l’impossibile per allontanare il convoglio in fiamme da quello carico di benzina.
Alcuni convogli in fiamme vennero allontanati dagli stessi ferrovieri aiutati dai vigili della 1° e 2° Squadra. Per l’altro convoglio, quello carico di munizioni e di siluri, non fu possibile spostarli a causa dei tanti detriti che ingombravano i binari. La squadra di Rinaldo esposta a grandi rischi operò per lo spegnimento in loco. Quei vigili, pur consapevoli degli enormi rischi che correvano, non vollero sottrarsi al pericoloso intervento; a tutti i costi volevano evitare alle abitazioni confinanti con l’enorme area dello scalo, un ulteriore rischio.
L’incendio era quasi spento quando ad un tratto una terribile esplosione avvolse tutto e tutti. Colicchio venne avvolto dall’enorme palla di fuoco e Rinaldo, poco distante, venne colpito al volto da una scheggia.
Ciò che rimaneva di Colicchio venne ritrovato molte ore dopo, mentre Rinaldo morì in ospedale per le gravissime ferite. Colicchio fu identificato dagli stivali. Altri quindici vigili rimasero feriti. L’autopompa, la mitica OM Loc, rimase schiacciata da uno dei carri scaraventato via come un fastidioso insetto.
Attilio Rinaldo e Francesco Paolo Colicchio nel 1950 vennero insigniti della Medaglia d’Argento al Valor Civile con la seguente motivazione: «In occasione di un violento incendio sviluppatosi in un treno carico di munizioni si prodigava con coraggio ed elevato senso del dovere, nelle operazioni di spegnimento».
Gli aerei alleati avrebbero colpito ancora la città per il resto del mese di luglio: il 22 luglio, per tutto il mese di agosto: il 17, il 19, il 24 e il 25 e per concludere il 9, il 17 e il 18 settembre. Questa fu l’ultima incursione aerea sulla città di Foggia che venne dichiarata città sinistratissima.
Cessò definitivamente di soffrire il 23 settembre 1943 con l’entrata in città degli alleati, accolti dai superstiti con la speranza di che cominciavano intravvedere, dopo tre anni di guerra, lo spiraglio di una nuova vita e di una rinascita.
Ufficialmente i morti furono 20.298. Sicuramente mai si conoscerà la cifra reale, forse sono tanti, forse no. Sta di fatto che la storia di Foggia, medaglia d’oro al Valor Civile nel 1959 e medaglia d’oro al Valor Militare nel 2007, venne sistematicamente ignorata dalle autorità e dagli organi di informazione del periodo.
Inoltre non vi è mai stato un consenso unanime da parte degli storici sul reale numero delle vittime. Rimane comunque il fatto che la città fu tra le più colpite in assoluto da armi convenzionali.
Il Vescovo della città, mons. Fortunato Maria Farina, scrisse una dettagliata e accorata relazione a papa Pio XII per informarlo dell'accaduto. Ne riportiamo uno stralcio: «Quand'ecco che il 19 agosto, verso le ore 12, si abbatté su tutta la città un'incursione che a detta degli stessi inglesi, è stata la più terribile da essi operata nell'Europa meridionale».
di Michele Sforza
Ecco che la guerra, quella più terrificante, arrivò anche a Foggia tra lo stupore e il dolore generale.
Iniziò così la tragica sofferenza della città italiana più bombardata.
Lo spazio aereo italiano era ormai saldamente dominato dall’aviazione alleata: americana nel sud dell’Italia, inglese al nord. Tuttavia tra le due aviazioni esisteva una differenza sostanziale nella diversa tattica d’attacco. Gli americani preferivano bombardare di giorno, gli inglesi di notte.
Gli effetti di tale diversa strategia, si manifestavano in modo diverso. Di notte le città si svuotavano della gente, le strade erano sgombre e le persone rimaste, generalmente pernottavano in luoghi sicuri, o in ogni modo vicine a quei pochissimi rifugi antiaerei. Di giorno invece le città si animavano di gente che ritornava per lavorare, per andare a scuola, approvvigionarsi di beni, militari in transito. Quindi più vulnerabile. Per questo generalmente al sud, le incursioni furono tremendamente più cruente che al nord. Gli effetti erano terrificanti, rovinosi.
Per la città di Foggia il mese di luglio fu nuovamente un mese di pene e denso di avvenimenti tragici. Dopo la relativa tranquillità di giugno con la sola incursione della notte del 21 che provocò 91 morti, il 15 luglio fu nuovamente bombardata dai B-17 F e dai B-24 D della Nona Forza Aerea Americana, decollati da una base della Libia.
Alle 14.35 quattro squadroni di superfortezze volanti, i Liberator, oltre a colpire di nuovo gli aeroporti, bombardarono violentemente la città. Questi possono essere definiti i primi veri bombardamenti terroristici, in quanto i piani di attacco non prevedevano solo la distruzione dei numerosissimi aeroporti militari, ma anche indiscriminatamente la città, con lo scopo di fiaccare il morale e la resistenza della gente, affinché si rivoltasse contro il regime.
Dunque dalle 14.45 alle 15.00 i bombardieri americani in soli quindici minuti lasciarono sulla loro scia 1293 morti. Il fatto più drammatico avvenne nella zona ferroviaria, dove si trovavano alcuni convogli carichi di bombe e carburante. Molti vagoni saltarono in aria con tutto il carico, innescando una reazione a catena. Una squadra di vigili del fuoco nel tentativo di sezionamento dei convogli venne investita dall’esplosione di uno dei vagoni. Due di loro perirono orribilmente dilaniati. Si trattava del vigile scelto Attilio Rinaldo e del vigile Francesco Paolo Colicchio.
Il Vigile Scelto Attilio Rinaldo nacque a Foggia il 29 settembre del 1905. Nel 1930 entrò nel Corpo Municipale dei Vigili Urbani della sua città e dopo circa due anni chiese il trasferimento nel Corpo dei Pompieri Municipali.
In breve la sua carriera fu caratterizzata da una serie di grandi atti di valore professionale, che gli valsero numerosi encomi per dinamismo e generosità.
Nel 1940 fu nominato Vigile Scelto con la funzione di Comandante di squadra. La “sua guerra” da Capo Squadra iniziò l'11 febbraio 1941, presso la stazione ferroviaria di San Severo, bombardata dalle forze aeree alleate. Comandava una squadra di vigili del fuoco proveniente dal Comando di Cuneo, che si trovava a Foggia per un addestramento professionale.
Nell’estate del 1941 chiese di essere inviato a Napoli per dar man forte ai colleghi partenopei, impegnati a contrastare l’opera distruggitrice delle bombe alleate, sganciate in gran quantità sul porto e sui vicini quartieri.
Il 28 maggio 1943, quando iniziarono i bombardamenti su Foggia, Rinaldo era al suo posto, a difesa dei suoi concittadini, verso i quali si spese oltre ogni misura, così come aveva sempre fatto sino ad allora.
Francesco Paolo Colicchio nacque ad Anzano di Puglia il 19 dicembre 1908.
In un documento postumo alla sua morte, l'ex Capo Reparto Vincenzo Loprete, all'epoca suo giovane collega, ricorda così la figura di Colicchio: "Ricordo ancora con precisa lucidità ciò che accadde quel lontano 15 luglio 1943, giorno terribile in cui perse la vita il valoroso collega Francescopaolo Colicchio. Per quanto io ebbi a conoscere era un giovane con pochi anni più di me, lo ammiravo per la sua alta professionalità e umanità.
Ciò che mi ha colpito di più è stata la determinazione nei confronti di un pericolo imminente dato dal carico del treno in fiamme. Molti furono i solleciti a desistere da quella posizione da parte dei Capi squadra sul posto. Scolpita nella mia mente fu la risposta: piuttosto preferisco morire che vedere distrutta la città di Foggia.
E purtroppo accadde l'inevitabile, una forte esplosione scaraventò il povero Francescopaolo nello stesso vagone in fiamme, che stava spegnendo, dove morì bruciato.
Molto sofferta è questa mia dichiarazione ed il ricordo di quel giorno mi fa ancora inorridire".
La strada di Attilio e di Francesco purtroppo si interruppe quel giorno.
Al centralino della Caserma Centrale del 32° Corpo dei Vigili del Fuoco di Foggia, allora in via Castiglione angolo via Onorato, arrivò l’allarme per un gravissimo incendio allo scalo ferroviario della città. Dall’altra parte del filo una voce concitatissima di un ferroviere, urlò che erano stati centrati dalle bombe americane numerosi carri ferroviari carichi di munizioni e di benzina (si stima che circa trecento carri stazionavano in quel momento).
Quel giorno Rinaldo dirigeva la sua solita squadra la 3°, e gli venne assegnata l’autopompa più moderna e veloce del parco macchine, un’OM Loc. Della sua squadra faceva parte il Vigile Volontario Francesco Paolo Colicchio.
Dal portone della caserma uscirono tre squadre. Tutte avevano la stessa destinazione: lo scalo del Parco Ferroviario Militare. Percorrevano via Onorato e poi via Conte Appiano, dirette in Piazza Cavour dove avrebbero svoltato a sinistra in via Lorenzo Scillitani. Qui su quel lungo rettilineo, l’autopompa “OM Loc” di Rinaldo, poiché più veloce delle altre, le superò agevolmente, tanto da posizionarsi per prima sul luogo delle operazioni.
Nello scalo ferroviario in quel momento, colpiti da alcune bombe aeree, bruciavano numerosi carri carichi di munizioni e bombe. Un altro convoglio di ferrocisterne trasportava un ingente carico di benzina. La squadra di Rinaldo immediatamente attaccò la parte del convoglio maggiormente coinvolta dall’incendio. Il pericolo di una furiosa esplosione era seriamente incombente. Rinaldo con l’aiuto di Paolo tentarono l’impossibile per allontanare il convoglio in fiamme da quello carico di benzina.
Alcuni convogli in fiamme vennero allontanati dagli stessi ferrovieri aiutati dai vigili della 1° e 2° Squadra. Per l’altro convoglio, quello carico di munizioni e di siluri, non fu possibile spostarli a causa dei tanti detriti che ingombravano i binari. La squadra di Rinaldo esposta a grandi rischi operò per lo spegnimento in loco. Quei vigili, pur consapevoli degli enormi rischi che correvano, non vollero sottrarsi al pericoloso intervento; a tutti i costi volevano evitare alle abitazioni confinanti con l’enorme area dello scalo, un ulteriore rischio.
L’incendio era quasi spento quando ad un tratto una terribile esplosione avvolse tutto e tutti. Colicchio venne avvolto dall’enorme palla di fuoco e Rinaldo, poco distante, venne colpito al volto da una scheggia.
Ciò che rimaneva di Colicchio venne ritrovato molte ore dopo, mentre Rinaldo morì in ospedale per le gravissime ferite. Colicchio fu identificato dagli stivali. Altri quindici vigili rimasero feriti. L’autopompa, la mitica OM Loc, rimase schiacciata da uno dei carri scaraventato via come un fastidioso insetto.
Attilio Rinaldo e Francesco Paolo Colicchio nel 1950 vennero insigniti della Medaglia d’Argento al Valor Civile con la seguente motivazione: «In occasione di un violento incendio sviluppatosi in un treno carico di munizioni si prodigava con coraggio ed elevato senso del dovere, nelle operazioni di spegnimento».
Gli aerei alleati avrebbero colpito ancora la città per il resto del mese di luglio: il 22 luglio, per tutto il mese di agosto: il 17, il 19, il 24 e il 25 e per concludere il 9, il 17 e il 18 settembre. Questa fu l’ultima incursione aerea sulla città di Foggia che venne dichiarata città sinistratissima.
Cessò definitivamente di soffrire il 23 settembre 1943 con l’entrata in città degli alleati, accolti dai superstiti con la speranza di che cominciavano intravvedere, dopo tre anni di guerra, lo spiraglio di una nuova vita e di una rinascita.
Ufficialmente i morti furono 20.298. Sicuramente mai si conoscerà la cifra reale, forse sono tanti, forse no. Sta di fatto che la storia di Foggia, medaglia d’oro al Valor Civile nel 1959 e medaglia d’oro al Valor Militare nel 2007, venne sistematicamente ignorata dalle autorità e dagli organi di informazione del periodo.
Inoltre non vi è mai stato un consenso unanime da parte degli storici sul reale numero delle vittime. Rimane comunque il fatto che la città fu tra le più colpite in assoluto da armi convenzionali.
Il Vescovo della città, mons. Fortunato Maria Farina, scrisse una dettagliata e accorata relazione a papa Pio XII per informarlo dell'accaduto. Ne riportiamo uno stralcio: «Quand'ecco che il 19 agosto, verso le ore 12, si abbatté su tutta la città un'incursione che a detta degli stessi inglesi, è stata la più terribile da essi operata nell'Europa meridionale».
di Michele Sforza