Testimonianza di Silvano Audenino.
IL RACCONTO DELLA MIA ESPERIENZA
Domenica 23 novembre 1980 sono di turno notturno come autista di prima autoradio, se ricordo con il geometra Walter Sorella.
Poco dopo il cambio delle ore 19.50 con il turno smontante, usciamo per un soccorso ad una persona, ma la solita nebbia novembrina che si tagliava con un coltello, ci ostacolava nel procedere in sicurezza nonostante l’urgenza dell’intervento.
Alle ore 22,30 circa la sala operativa della sede centrale ci fa rientrare con urgenza per un qualcosa di grave che era accaduto da qualche parte. Entriamo di tutta fretta nel cortile e ci rendiamo conto che si stava preparando la prima Sezione Operativa della Colonna Mobile. Chiesi ai miei colleghi quale fosse la destinazione e mi risposero che c’era stato nella serata un terremoto in Irpinia.
Vengo assegnato ai mezzi di movimento terra che all’epoca era una FL8 caricata sul rimorchio e una FL4 caricata nel cassone dell’OM Titano, un bestione a quattro ruote motrici capace di trainare una casa. Il grosso della colonna nel frattempo si avvia. Io e il mio collega assegnato al trasporto delle ruspe, partiamo con una buona ora di ritardo per le delicate fasi di caricamento dei due mezzi di movimento terra, che sarebbero state di grande ausilio nelle zone terremotate.
Spingendo al massimo il motore del camion, raggiungiamo la colonna dei mezzi di Torino verso La Spezia.
Il viaggio a dir poco fu un vero massacro per tutti noi e per i mezzi. Arrivammo ad Avellino dopo circa 28 ore. Passano 28 ore circa prima dell’arrivo ad Avellino prime ore del mattino, veniamo assegnati come campo Piemonte nel piazzale antistante il campo di calcio, si comincia a montare le tende e durante questa operazione si avvicinano due persone al nostro responsabile CR Mario Bianco, chiedono aiuto per recuperare una mamma e i suoi tre bambini in Piazza Castello, Ci rechiamo immediatamente sul posto dove c’era una montagna di macerie (un palazzo di grosse dimensioni ) completamente crollato, ci dicono che alcune ore prima si sentivano richieste di aiuto provenire da queste macerie ma non sapevano localizzare da dove arrivassero le voci.
Fatta una ricognizione ad un certo punto si sente molto in profondità una voce di donna, localizzata si comincia a scavare a mani nude, non si poteva fare altrimenti. Erano circa le ore 9 del mattino, nel pomeriggio riusciamo ad avvicinarci alla donna dopo tre volte che il passaggio scavato ci crollava addosso alla distanza di circa 1 metro riusciamo a mettere un tubo che portava ossigeno vicino alla signora però ancora non riuscivamo a vederla ma solo a toccarla poiché il passaggio era molto piccolo.
A sera inoltrata riusciamo ad estrarre la donna viva con una gamba già in cancrena e l’altra rotta a penzoloni, la signora cosciente continuava a chiedere dei figli che detto da lei poche ore prima sentiva il più piccolo parlare. In effetti lo trovammo morto cianotico soffocato contro il ventre della mamma, trasportata subito in ospedale dove venne salvata, mentre per i tre bambini purtroppo non ci fu nulla da fare. Rientrati al campo certamente risollevati per aver tirato fuori la mamma, ma profondamente tristi e delusi per non aver potuto fare di più per i suoi figli.
Speravamo in un piatto caldo e ristoratore visto che a pranzo era saltato tutto, purtroppo nella pentolona vi erano solamente tre patate e ci siamo accontentati.
In altri momenti abbiamo dovuto arrangiarci con delle vivande trovate tra le macerie, mentre si cercavano ancora eventuali persone. Ma tutto ciò non ha avuto alcuna importanza; una situazione che purtroppo si ripeteva in ogni calamità, quella dei primi giorni e della confusione che si generava.
Oggi per fortuna tutto questo è un lontano ricordo e finalmente è possibile affrontare le emergenze con una migliore organizzazione, impensabile nei giorni di Avellino.
Domenica 23 novembre 1980 sono di turno notturno come autista di prima autoradio, se ricordo con il geometra Walter Sorella.
Poco dopo il cambio delle ore 19.50 con il turno smontante, usciamo per un soccorso ad una persona, ma la solita nebbia novembrina che si tagliava con un coltello, ci ostacolava nel procedere in sicurezza nonostante l’urgenza dell’intervento.
Alle ore 22,30 circa la sala operativa della sede centrale ci fa rientrare con urgenza per un qualcosa di grave che era accaduto da qualche parte. Entriamo di tutta fretta nel cortile e ci rendiamo conto che si stava preparando la prima Sezione Operativa della Colonna Mobile. Chiesi ai miei colleghi quale fosse la destinazione e mi risposero che c’era stato nella serata un terremoto in Irpinia.
Vengo assegnato ai mezzi di movimento terra che all’epoca era una FL8 caricata sul rimorchio e una FL4 caricata nel cassone dell’OM Titano, un bestione a quattro ruote motrici capace di trainare una casa. Il grosso della colonna nel frattempo si avvia. Io e il mio collega assegnato al trasporto delle ruspe, partiamo con una buona ora di ritardo per le delicate fasi di caricamento dei due mezzi di movimento terra, che sarebbero state di grande ausilio nelle zone terremotate.
Spingendo al massimo il motore del camion, raggiungiamo la colonna dei mezzi di Torino verso La Spezia.
Il viaggio a dir poco fu un vero massacro per tutti noi e per i mezzi. Arrivammo ad Avellino dopo circa 28 ore. Passano 28 ore circa prima dell’arrivo ad Avellino prime ore del mattino, veniamo assegnati come campo Piemonte nel piazzale antistante il campo di calcio, si comincia a montare le tende e durante questa operazione si avvicinano due persone al nostro responsabile CR Mario Bianco, chiedono aiuto per recuperare una mamma e i suoi tre bambini in Piazza Castello, Ci rechiamo immediatamente sul posto dove c’era una montagna di macerie (un palazzo di grosse dimensioni ) completamente crollato, ci dicono che alcune ore prima si sentivano richieste di aiuto provenire da queste macerie ma non sapevano localizzare da dove arrivassero le voci.
Fatta una ricognizione ad un certo punto si sente molto in profondità una voce di donna, localizzata si comincia a scavare a mani nude, non si poteva fare altrimenti. Erano circa le ore 9 del mattino, nel pomeriggio riusciamo ad avvicinarci alla donna dopo tre volte che il passaggio scavato ci crollava addosso alla distanza di circa 1 metro riusciamo a mettere un tubo che portava ossigeno vicino alla signora però ancora non riuscivamo a vederla ma solo a toccarla poiché il passaggio era molto piccolo.
A sera inoltrata riusciamo ad estrarre la donna viva con una gamba già in cancrena e l’altra rotta a penzoloni, la signora cosciente continuava a chiedere dei figli che detto da lei poche ore prima sentiva il più piccolo parlare. In effetti lo trovammo morto cianotico soffocato contro il ventre della mamma, trasportata subito in ospedale dove venne salvata, mentre per i tre bambini purtroppo non ci fu nulla da fare. Rientrati al campo certamente risollevati per aver tirato fuori la mamma, ma profondamente tristi e delusi per non aver potuto fare di più per i suoi figli.
Speravamo in un piatto caldo e ristoratore visto che a pranzo era saltato tutto, purtroppo nella pentolona vi erano solamente tre patate e ci siamo accontentati.
In altri momenti abbiamo dovuto arrangiarci con delle vivande trovate tra le macerie, mentre si cercavano ancora eventuali persone. Ma tutto ciò non ha avuto alcuna importanza; una situazione che purtroppo si ripeteva in ogni calamità, quella dei primi giorni e della confusione che si generava.
Oggi per fortuna tutto questo è un lontano ricordo e finalmente è possibile affrontare le emergenze con una migliore organizzazione, impensabile nei giorni di Avellino.